Le prime luci del mattino
Fabio Volo - 244 p. - Mondadori - euro 19,00
Data: domenica, 22 gennaio 2012 - ore 10:50
Volo, ancora uno. Tanto per cominciare, non me ne perdo uno e adesso spiego perchè. Non ho mai creduto ai personaggi che riescono a fare tutto e bene ragion percui, il Fabio nazionale dico che è sicuramente un bravo attore e un eccellente diggei ma come scrittore, approfondiamo.
I suoi libri vanno letti anche perchè il giudizio non lo puoi dare se non conosci, banale quanto si vuole ma è così. Secondo, tra tanti voli bassi, spicca a volte qualcosa che valga. Cosicchè, Un giornoin più è sicuramente stato un romanzo che aveva un suo valore, per la storia soprattutto, la trama che più di così, per un romanzo d'amore, è difficile fare; i luoghi, e i dialoghi anche. Un Volo maturo finalmente, che si apprestava ad una scrttura che avrebbe potuto mediare tra due estremi emblematici di questo genere, un Moccia (che probabilmente non è un caso che stia etimologicamente sul "moccioso") e un De Carlo che invece è l'estremo letterario opposto, un grande in questo campo. Poteva farcela, Fabietto, è invece esce "Le prime luci del mattino". Il paragone che mi viene in mente è quello degli astrologi: l'oroscopo piace perchè è una questione di grandi numeri per tanti per i quali non c'azzecca, ce ne sono altrettanti che invece ci prende in pieno, questione di cabala; sono questi secondi che sorreggono il sistema. Volo è esattamente questo nell'ultima opera: una sequela di banalità sulla crisi sentimentale di mezza età, frasi fatte, sentite, già dette. Capisci già come va a finire non appena hai iniziato a leggere e, soprattutto, dico io, c'è troppo di personale. La sindrome di peter pan non dovrebbe essere un contagio per gli altri, non dovrebbe poter essere giustificata nel nome di una vita sempre all'inseguimento dell'equilibrio dinamico. Ci sono persone che nella cosiddetta "normalità" (parliamone per definirla) ci stanno benissimo e trovano una loro dimensione perfetta. Volo invece no: i single, cacciatori sempiterni di emozioni forti, stabilità a termine e delusioni da gestire per poi ricominciare. Temi già affrontati, e basta dico io. Non è questa la strada per Volo, piuttosto ritorni al precedente, dove dava ciò che serve ad un romanzo d'amore, una speranza di normalità in prospettiva, quel tanto di improbabilità che ci vuole in una storia inventata, e soprattutto una narrazione snella ed avvincente.
Di quest'ulimo scritto, dubito che ne sentiremo la mancanza. Resta una striscia rosso sangue nel filare di testi sullo scaffale, niente di più. Andrea De Gruttola
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