Villa Metaphora

Andrea De Carlo - 921 p. - Bompiani - euro 19,50

Data: giovedì, 14 febbraio 2013 - ore 23:13

De Carlo è tornato. E direi che il ritorno è davvero un ritorno. Ben lungi dalla narrativa sentimental-realista di Leielui, l'Andrea nazionale torna ai fasti anarchici di Uto e Durante. Ecco perchè è un ritorno, perchè sembra che il tema dello sfascio dell'equilibrio, dell'elemento che interviene a rompere lo status quo, l'apparente caos generato dai piccoli eventi, la progressione disgregativa dell'interazione umana, questi i temi su cui De Carlo vuole investigare. E lo fa col piglio quasi da antropologo, colui che vuole spiegare, dare ragioni superiori ai comportamenti umani, usando la trama come un mezzo per giungere lo scopo di farti vedere la sua interpretazione della socialità. E nel viaggio, nel mentre che vai dove devi, ogni scusa è buona per dare la propria visione dei fatti della attualità, la realtà che ci circonda, attraverso meravigliosi personaggi caratterizzati e descritti con la magistrale capacità del nostro. E' come se lo vedessi divertirsi a narrare dal suo eremo umbro-marchigiano delle nostre debolezze, figlie dei luoghi comuni che ci caratterizzano a noi italiani, sorridere e fare il direttore d'orchestra di una banda completamente allo sbaraglio. C'è da dire che De Carlo ha completato un'opera realmente complessa, narrata con uno stile a tratti tradizionale e a tratti innovativo; l'utilizzo del narratore terzo come accompagnatore superpartes nei vari stili di linguaggio che riflettono quello dei personaggi, è un esercizio stilistico davvero notevole che trova l'apice nel linguaggio completamente inventato del dialetto tarese che tanto ricorda un Burgess d'altri tempi. Da leggere, di sicuro.
Andrea De Gruttola