La cantina di Francy
Valeria Lasagna – 129 p. – Il Filo Editore – euro 13,00
Data: domenica, 23 dicembre 2007 - ore 18:22
La signorina Lasagna, da Mede con furore (in tutti i sensi), è un altro dolce personaggio che milita nella pattuglia scrivana che il Filo editore ogni anno mette in piedi – e di cui faccio parte anche io, chi vi scrive – a suon di euro. Né Valeria, né il sottoscritto, siamo scrittori professionisti, però abbiamo delle storie da raccontare e cerchiamo di farlo nel modo più egregio possibile. La signorina Lasagna racconta di un sogno nel cassetto, nato per caso (pare quasi sia il sogno che il cassetto) e ce lo presenta senza alcun tipo di fronzolo precotto e sofisticato. Complice lo stile di scrittura non-professionistico, Valeria scrive come potrebbe raccontartelo a voce davanti una birra in un locale. E non si tratta di storie da gloria artistica decisa a tavolino sul filone della De Filippi, piuttosto una trama genuina di provincia che si tinge dei colori propri di queste storie generazionali. C’è tutto ciò che serve: un luogo, la cantina appunto, assurto a ritrovo mistico della genesi del sogno; l’amico scevro da ogni malizia, Francy, padrone della cantina precedente; la strada lastricata di difficoltà verso la cima e la tragedia incipiente che gioca il ruolo di moderatrice che la realtà, sempre e volentieri, gioca nei confronti dell’immaginario collettivo e delle nostre aspettative. Tutto questo è permeato dalla musica e dall’amore che la Lasagna, anche nella vita reale, ha verso di essa e la sua chitarra che è in pratica un personaggio a tutti gli effetti. Sebbene il soundtrack è grunge - questo sicuramente condiziona la caratterizzazione dei personaggi - tutta la storia viaggia su un romantico andante e di stupore verso il puzzle che va componendosi. La semplicità, e a volte prevedibilità, del susseguirsi degli eventi non dissuade più di tanto perché in effetti è il realismo che coinvolge; è un po’ come l’equivalente di un film girato con una videocamera amatoriale. Sebbene non ti aspetti l’effetto speciale o l’iperbole tecnica che ti fa gridare al genio, sei piuttosto addentro e coinvolto perché ti riconosci dietro quel modo di parlare e di comportarti. E’ veramente difficile credere che parti ampie della storia non siano rivisitazione romanzate di episodi di vita vissuta da parte dell’autrice. Per una lettura senza pesantezza. Andrea De Gruttola
Pubblicata su LOGO n°1 gen 2008
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