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Trattato sui postumi della sbornia

Juan Bas – 189 p. – Castelvecchi– euro 12,00

Data: domenica, 20 gennaio 2008 - ore 18:9

Il signor Bas è uno scrittore spagnolo che, dopo aver scritto alcuni romanzi – peraltro molto apprezzati in patria – e moltissime sceneggiature cinematografiche, ha deciso di prendersi una pausa stilistica realizzando un “trattato” secondo i classici crismi di questo tipo d’opera. Dunque la genesi, la descrizione e le conseguenze dell’argomento trattato, appunto. Il soggetto di questo saggio semi-serio è l’alcool, più precisamente le sbornie e ce n’è davvero per tutti i gusti. Lo scrittore iberico, con uno stile da vero letterato a scopo didattico, narra di come ci si riduce a valle di un’introduzione smodata d’alcool nell’organismo umano. E lo fa citando addirittura radici storiche della cosa e i personaggi che ne sono stati, loro malgrado, protagonisti. Lo segnalo questo mese insieme ad un romanzo, semplicemente per la genialità con la quale è stato scelto un argomento all’apparenza non stimolante per un creativo che invece soggiace a tutta una arguta disamina degli effetti dell’ubriacatura narrata con uno stile asciutto e volutamente ironico-erudito. Juan Bas riesce a farci ridere e, perché no, riflettere anche su tutte una serie di cose che chi di noi non ha provato almeno un volta in vita propria. Memorabile il non mandare email sotto gli effetti di una sbornia (dite la verità, mai rovinato storie con due righe telematiche?...) e la tassonomia della sbronza con i suoi, necessari, palliativi. L’autorizzazione all’oblio alcolico (talvolta brassicolo anziché vitivinicolo) a valle della mazzata sentimentale di turno oltre alla delusione professionale e perché no, anche a quella personale frutto di un’inopportuna presa di coscienza del proprio, fallimentare, essere. Il punto sicuramente più incisivo di tutto il trattato è l’interpretazione, velatamente messa lì, del perché seppur sottoposti ai postumi devastanti di una scuffia, siamo pronti nuovamente, una volta riacciuffata la lucidità, a rifarlo di nuovo. E una volta, ed una volta ancora, spergiurata, ultima.
Pubblicata su LOGO n°2 febbraio 2008

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