Il simbolo perduto

Dan Brown - 604 p. - Mondadori - euro 24,00

Data: martedì, 22 dicembre 2009 - ore 17:41

Brown ha fatto centro anche stavolta. Al di là del fatto che i suoi detrattori ormai attendono le sue opere soltanto per trovarci la mistificazione di turno o la falsità storica da demolire, resta il fatto che Brown scrive bene. E’ uno scrittore di thriller che fa il suo mestiere non meno di un Faletti o di un Grisham o Turow o Clancy e King (perché no). Si è perso di vista il fatto che leggere un romanzo è passare delle ore in compagnia di una storia, senza dover per forza trovarci dentro significati o rivelazioni storiche o risposte alle beghe della propria esistenza. Voglio dire, non necessariamente.
Brown ci racconta della Massoneria, entità da sempre sotto il controllo del mistero storico e indissolubilmente legata al concetto di complotto come nessun’altra congrega umana che la storia ricordi. Neanche le malavite organizzate, neanchè i poteri occulti della chiesa. Il protagonista è sempre lui, il Langdon già letto nel Codice DV e in A&D, anche questa volta spaesato e spaventato in mezzo all’ennesima, potenziale, fine del mondo. A questo giro per mano di un misterioso personaggio che cerca un simbolo piramidale che promette rivelazioni da armageddon per l’umanità. A contrastarlo, come sempre nei romanzi di Brown, l’ambiguo e il misterioso attraverso agenti CIA, scienziati più o meno collusi con la massoneria e, ovviamente, Robert Langdon che pare essere l’unico di cui ci si può fidare. La storia scorre veloce a discapito del tomo che si tiene fra le mani, l’azione la fa da padrone sin dalle prime battute e si resta incollati alle pagine senza soluzione di continuità. Non c’è che dire, un buon thriller, sempre nella scia e anche un po’ nell’ombra del Codice DV che, come tutti i grandi scrittori al successo con una storia in particolare, diventa pietra miliare, monolita col quale confrontare il resto.
Andrea De Gruttola