Che la festa cominci
Niccolò Ammaniti - 328 p. - Einaudi - euro 18,00
Data: martedì, 22 dicembre 2009 - ore 17:44
E’ molto difficile scrivere di questo libro. Varie ragioni, primo: Ammaniti è l’unico scrittore italiano che può permettersi (con disinvoltura) di cambiare genere letterario rimanendo sempre a livelli eccelsi. Secondo: genialità, visionarietà e bagaglio culturale immenso. Terzo: innata capacità di gettare uno sguardo impietoso e disarmante sull’ “orrore dell’umanità”, appunto.
Insomma, Nic si diverte e lo fa con stile superbo. La storia è drammatica ma narrata con la comicità del suo primo lavoro, Branchie. Tra la prima opera e quest’ultima la letterarietà che lo ho portato alla vittoria dello Strega e ai film di Salvatores. Adesso, il lusso che solo chi ama rischiare può prendersi, di sfidare tutto e tutti cimentandosi in un grottesco affresco dell’involuzione, mascherata di progresso, della moderna società. Personaggi realissimi e surreali allo stesso tempo, carichi di retorica e buone intenzioni, di umana povertà che sfocia nella miseria più nera. La banalità che diviene strumento supremo per la narrazione, che ammanta tutto, dai luoghi ai nomi dei personaggi come la storia italiana dell’ultimo periodo e non solo. Quelle citazioni colte che solo uno scrittore attento e appassionato può portarsi dentro e disseminare attraverso le pagine con maestrale disinvoltura. Si ride con Ammaniti, senza riserve e con un retrogusto di riflessione che non guasta; un po’ quello che la comicità e la satira soprattutto dovrebbero fare oggi. In fin dei conti i testi delle piece cabarettistiche più famose e divertenti sono sempre parto difficile il più delle volte vissuto da menti coltissime ed intelligentissime. Uno stile che ricorda il Benni di Saltatempo. Niccolò Ammaniti ha fatto centro di nuovo. Certamente, non sarà da Strega ma coinvolge e trascina attraverso le pagine senza alcuna fatica. L’impressione che ho avuto è stato come quando bambini, ci si ritrova ad occhi sgranati, gola secca e mani a pugno a sorreggere il mento, ad ascoltare una fiaba.
Una favola moderna, questa è. Imperdibile.
Andrea De Gruttola
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