Noi che siamo ancora vivi
Emiliano Amato - 168 p. - Gaffi - euro 8,50
Data: lunedì, 22 febbraio 2010 - ore 10:15
Emiliano Amato è un giovane autore alla opera prima. Le atmosfere che si ritrovano in questo romanzo sono molto cinematografiche. Si respira l’aria che si deve; fumo, caligine, colori di terra, creta e seppia. Tutto avvolge una città qualunque, perché no, Torino, come Milano o qualunque altra grigia city settentrionale. I portici con i loro antri bui, un velo opaco steso su esistenze altrettanto buie, tutto cupo e stanco, spento e triste, senza speranza. Una porzione asettica di prospettiva, un punto da cui guardare le vicende senza alcuna redenzione. Emiliano (non l’autore ma il suo alter ego letterario) esce di galera dopo sedici anni e fuori dal carcere trova Omero, appropriatissimo nell’appellativo nel senso dell’aderenza al viaggio catartico imprevedibile nella genesi e atroce nel suo dipanarsi. I due iniziano un balletto d’avvicinamento senza urto, con estremo raccordo si posizionano uno complementare all’altro nell’unico scopo della spiegazione, del chiarimento e della chiarezza per rassettare laddove il destino ha messo disordine. Un viaggio nel senso metabolico della vendetta come pane per la vita, come unico senso e carburante per l’andare, vissuto dal Omero nell’attesa spasmodica del compimento. Ed Emiliano, esistenza già compromessa prima ancora che il fato ci mettesse del suo, mezzo attraverso cui compiere il destino stesso. Tutta la storia ruota intorno a questo duello fatto di colpi puliti e profondi, maturi per certi versi. Tutt’intorno un circo di perdenti, arguti e sciatti e neri come i buchi che risucchieranno le loro vite inutili e cattive. Un esito nel quale il rancore sopito nei lustri diventa genitore di sorprendenti ed inattesi sentimenti. Il tempo sopra tutto, vera divinità del tutto. La storia è sicuramente un banco di prova impegnativo e l’Emiliano (l’autore stavolta) supera indenne il passaggio. Senza infamia e senza gloria ma con grande introspezione che merita attenzione. Andrea De Gruttola
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