Sei fuori posto

aa.vv. - 207 p. - Einaudi - euro 17,50

Data: domenica, 21 novembre 2010 - ore 11:50

Sei fuori posto è una raccolta che mi aveva colpito più che altro per i nomi che componenvano il gruppo d'autori (tra cui spicca un Saviano di cui non disdegno mai la lettura).
E devo dire che non mi hanno deluso le sei storie.
Saviano discute con una giovane vedova italiana causa ennesimo conflitto opportunistico in Asia. Ne tratteggia la semplice filosofia di vita; la provenienza meridionale e la strabiliante e disarmante precocità alla vita (e alla morte) di queste baby donne lanciate verso un futuro fatto di passi scontati e marcati e già scritti come e, peggio, delle più antiche tradizioni tribali dell'Africa più nera. E invece scopri d'essere nella provincia partenopea, e che le motivazioni e la retorica delle nostre cosiddette "missioni di pace" hanno genesi in ben più meno prosaiche "ragion di stato"; la leva come unica fuga alla disoccupazione e le nazioni occidentali che immolano questi dipendenti pubblici per puri e complessi discorsi di opportunismo economico che ingrosseranno le tasche dei soliti noti.
Carlo Lucarelli rende omaggio ad un periodo storico poco conosciuto che è quello della seppur breve, esperienza coloniale italiana in Africa. Attraverso la storia di una serva eritrea che poco conosce e capisce degli uomini bianchi arrivati da lontano con le navi e poco rispetto, Lucarelli ci regala un affresco di quel corno d'Africa che oggi conosciamo solo per la perenne piaga della cronica mancanzo di cibo per quelle disgraziate popolazioni.
Valeria Parrella segue la scia di Lucarelli. Si sposta in un'Italia ancora rurale, del secondo dopoguerra e ci racconta uno spaccato ormai difficile da comprendere sull'enorme scisma tra nord e sud della nostra nazione. Ci sono, è bene dirlo, ancora posti nel Sud Italia dove veramente la gente respira la terra e tiene salde le mani su tradizioni che ormai fanno i conti con una memoria sempre più flebile e che, si spera, retino sempre in auge per le generazioni a venire.
Pietro Colaprico nel solco ben noto dell'ormai ex maresciallo Binda, ci regala uno spicchio di squallore del nord industrializzato del benessere economico degli anni ottanta, tra le paure di un terrorismo feroce e le incognite per il futuro. Il suo personaggio alle prese con un ricordo di indagine di quegli anni, sollecitato dal nipotino londinese odierno.
Wu Ming (pseudonimo di una comunità di scrittori), invece, mette in scena una divertentissima caccia alle origini per difendere uno dei marchi più noti e prestigiosi del nostro belpaese: il Parmigiano Reggiano. Come un gastronomico Indiana Jones dei giorni nostri, il ricercatore universitario squattrinato, Bonvicini e l'avvocato Ardito partono per gli States alla ricerca e difesa della storia d'origine del formaggio gloria nazionale. Stile assolutamente asciutto e ironico, vi terrà un sorriso inchiodato in faccia per tutto il tempo.
E in ultimo, ma non ultimo (e non credo neanche per caso) c'è il pezzo di Simona Vinci, Un'altra solitudine. Per un commento più intimista vi rimando al blog. QUi posso solo dirvi che attraverso un'ottima ricerca delel fonti, mescolta con sapiente esperienza personale, la Vinci riesce a descrivere il concetto di solitudine in un modo così romantico e profondo da convincerci che la solitudine, appunto, possa diventare addirittura indispensabile per la propria esistenza.

Andrea De Gruttola