Leielui

Andrea De Carlo - 568 p. - Bompiani - euro 18,50

Data: giovedì, 6 gennaio 2011 - ore 0:44

L'Andrea nazionale è tornato.
Dopo l'assenza di un paio d'anni da Durante, l'autore milanese torna con una storia che lascia appesi. Sospesi nel giudizio di certo, con quest'omaggio ad uno scrivere di qualche anno fa, senza raggiungere i livelli di un Due di Due o similari. Sospesi tra il peso evidente del vissuto dell'autore e questa finzione teatrale de romanzo come mezzo per parlare di sè, tirare in mezzo teorie, descrivere come in un caleidoscopio le schegge dell'amore; una volta ancora e di più.
Si resta appesi anche nel finale; l'attesa, peraltro evocata nel sottile durante la narrazione, di un qualcosa di spiazzante che poi non arriva. Proprio come se fosse un gioco al muovi e rimetti a posto.
Centrare il senso di un momento di vita (come per chi scrive), così come potrebbe farlo un oroscopo e cioè senza il rigore scientifico ma maledettamente vero. Questo è De Carlo. Involontariamente, ma magistralmente irritante con quel suo giudizio da censore e visore del completo mondo. Uno scrittore che può senz'altro dire la sua su questo campo ma che alle volte prevarica, dando una visione, delle tante, di quello che resta e resterà per sempre l'argomento degli argomenti. Quello che alla fine avvinghia è senza dubbio il riflesso personale del proprio vissuto. Chi legge s'accorge e si identifica nell'icona statica della quotidianità e questa mano che arriva a spolverarne il quadro. Si vorrebbe e anche no stare in quelle pagine, si pensa di potercela fare per poi tornare indietro con la volontà e capire di non poter giocare più di tanto. Padroni eppure messi a nudo di fornte alla nostra proprietà più vera, la vita personale, la propria storia.
Come quella di lei e lui.
Da non perdere.
Andrea De Gruttola.