Statale 18
Mauro Francesco Minervino - 234 p. - Fandango - euro 15,00
Data: martedì, 17 maggio 2011 - ore 20:37
MFM mi ha lasciato poeticamente depresso.
Un Saviano calabro che però sfrutta un'immagine stereotipata, la strada appunto, per narrare dell'ennesimo sfascio di un altro trancio di italica terra. L'avevo comperato perchè conoscevo già la statale 18 e così avevo intuito che ci potesse essere del torbido nel leggerlo. Ma, francamente, non credevo tanto.
Non sono come uno di quei meridionali che si scandalizzano quando qualcuno mette in piazza le merde ausoniche. Sono cose già note, ed è sacrosanto che si sappiano. Noialtri al di sotto del Volturno, abbiamo sempre da celare, di massima schifezze, e il bello lo si espone a comando con estrema ruffianaggine. Il Sud, in realtà, è soprattutto quello narrato da Saviano e Minervino, perchè è attraverso l'ignorante e costante sfruttamento del territorio che ci siamo ridotti come siamo.
Il senso di impotenza e stupore perverso che m'aveva preso con i testi di Saviano, qui sono ritornati implacabili ma ancora più sferzanti. Roberto narra l'uomo campano, il malaffare legato all'essere; Minervino invece narra la terra prima ancora che gli uomini, è questo che disturba. Soprattutto per un ocome me che mette i luoghi prima dell'essere. Come è possibile ci si chiede, come sopportare l'incredibile senso di irreversibilità che le vicende cementizie, narrate con zelo chirurgico da un moderno Dante nell'inferno calabro, senza peraltro un Virgilio degno appresso, ci trasmettono senza scampo. Niente da fare, il mare avvelenato, la terra indurita dal cemento, il verde che slava e scompare, il sole che non illumina più come prima. Perchè il massacro scriteriato dei luoghi, da parte degli stessi che ci sguazzano.
Educativo lo spaccato del partenope esodo vacanziero presso Scalea (c'ho partecipato anch'io di straforo anni fa) e la terrificante questione della Jolly Rosso, la nave dei veleni radioattivi.
Stupidità, ignoranza, violenza cieca e becera, senza scopo; ancora una volta un saggio, seppur in prosa, che sconfigge l'uomo, lo fa ergere ancora una volta e di più, sul primo posto del podio al contrario del rispetto alla vita e a tutto quello che ne consegue. Andrea De Gruttola
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