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PARLIAMONE 2009

Questo non è un vero e proprio blog, nel senso che non si instaurano discussioni circolari e chiuse. Non è neanche un forum però. Qui si scrive dopodichè tutti vedono tutto. E si replica alla stessa maniera. E' una semplice questione di forma, lo so, ma è importante. Purtroppo, e lo dico con sincerità, i messaggi sono moderati percui c'è una certa latenza tra la vostra spedizione e la successiva pubblicazione di un messaggio. Il male è da sempre presente sulla rete, e i comportamenti deviati con esso. Portate pazienza. E' necessario.

>>torna a casa...


Auguri?
spedito da: Andrea
Data: martedì, 29 dicembre 2009 - ore 18:13



A quanto pare è tutt'altro che finita.
Non sono stato in grado neanche di scrivere i classici "auguri", ormai tradizione che si rinnovava ogni anno. Soverchiato e distratto dalla vita intorno (quella che appesantisce, ovviamente) non ho saputo da che parte cominciare per scrivere due righe. Non che lo sappia adesso, sia ben chiaro, ma qualcosa mi viene voglia di dire e quindi approfitto.
Per un attimo, magari piccolo, mi sono reso conto che forse potevo provarci anch'io, ad afferrare qualche granello di felicità e invece mi sono accorto che il granello non mi bastava. Che volevo la roccia dalla quale s'era staccato quel granello. Ed è qui che mi sono reso conto che si doveva tornare in strada. Come quei vecchi viandanti che non si fermano mai, che ad ogni stazione se ne ripartono con qualche sorriso in meno e altrettanti dubbi in più. Mi hanno rimproverato per come sono diventato e chi lo ha fatto ne aveva ben donde. Chi lo ha fatto mi ha detto una verità, senza mezzi termini, accusandomi persino di aver rovinato il suo di Natale e probabilmente ha ragione in pieno. Il punto è che la ragione non basta, non con me, non adesso. Forse mai. Ma chi mi conosce lo sa quanto sono fottutamente difficile e incapace di stare zitto con la mente. Purtroppo è così che è andata, è cosi che sta andando ed io giuro che mi ci metto d'impegno per cambiar rotta ma pare che proprio non ci riesca, per niente.
Che volete che vi dica, qualcuno resta per strada, qualcuno sulla strada. Altri vanno avanti e qualcuno, raramente, decide di tornare indietro.
Vedo la gente sparsa, non saprei che pensare, non capisco nè voglio davvero farlo. Non mi piacerebbe scoprire che ho ragione. La stessa ragione di cui sopra, quella che non serve.

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Prima di partire...
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 3 dicembre 2009 - ore 23:34


Giusto un pensiero. Qualcosa che riguardi la delicatezza di un sentimento, qualcosa che riguardi l'agire di un essere umano. Il perchè si fanno certe cose, il motivo che ci fa fare.
Perchè a pensare a quanti siamo al mondo, a quanto di speciale ogni essere umano si porta dentro, in mezzo a milioni di altri esseri umani, uno pensa che allora il motivo del perchè accadano certe cose esiste davvero. Perchè l'amore, ad esempio, può essere un meccanismo di salvataggio da tutta questa moltitudine di possibilità, in mezzo ad istinti e sogni, in mezzo alla vita, praticamente. Cosicchè ci rimettiamo nell'altro, in una donna, in un uomo, è uguale;noi amiamo perchè vogliamo salvarci. Perchè l'amore ce la dà la strada per la salvezza, perchè l'amore ci mette al sicuro dalle tristezze, perchè l'amore dà forza con la quale aiutare qualcuno più debole. Perchè l'amore ci dà uno scopo.
Quindi, prima di partire, bisogna che si rifletta sulla delicatezza di un sentimento, affinchè tutto venga fatto secondo il migliore dei modi e non si abbia mai a pentirsi di niente un domani. Chissà se davvero per tutti esista quest'ancora di salvezza. Mi chiedo quanti rimangono soli a dannarsi, quanti non ce la fanno.
Mi chiedo se io mi salverò.

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Ancora e sempre di notte, la santa cazzo di notte buia...
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 26 novembre 2009 - ore 22:35


Vorrei una moto, diciamo una speed triple e ci vorrei correre sopra, diciamo per le vie di Napoli. Dopodichè tirar fuori la mia mazza da baseball di alluminio e scaricarla addosso a qualcuno. Lo so, qualcuno di voi dirà: ma questa l'ho già letta, già sentita.
Ma sì, ma sì, è lui, quello stronzo perfettino di Alex. Lo so...quant'è bello e quant'è preciso e metodico e stronzo e pazzo e senza scopo. E però è venuto fuori da qua dentro (indice che picchietta la tempia) e allora, quando l'alcol si frammischia al sangue, qualcosa pare venire a galla. Che poi lo ricacciamo sul fondo questo è un altro paio di maniche.
Intanto lo invidio un po': innanzitutto perchè sa quello che deve fare anche e soprattutto perchè sà che ha i giorni contati. Io invece sono un misero essere umano in un mare di miseria incontrollata ed inspiegabile e certo non ho nè il genio, nè la follia del ben più noto elvetico-partenopeo.
Quanto vorrei avere una palla di cristallo: mi servirebbe solo a stare in pace per vedere d'averci visto lungo e a ragione. E invece sto qua, come tutti, ad arrancare con frustrante lentezza su questa carrettera dissestata e fracita.
Qualche sera fa qualcuno mi parlava di "frigoriferi" per metaforizzare una freddezza d'animo e di cuore, interna dunque e scollegata da concetti di termodinamica umana. Mi ha fatto tenerezza questa persona perchè so che davvero la temperatura è bassa dalle parti del suo cuore (a ragion veduta probabilmente). Dopodichè ho preso un termometro e mi sono prefisso di capire io come sto messo, a temperatura intendo. Il mercurio non s'è mosso di un millimetro, nè in un senso, nè nell'altro.
Vorrà pur dire qualcosa...

P.s.: a proposito del post precedente...la giunta per le autorizzazioni a procedere della camera ha negato l'arresto del pupazzo ritratto in foto. Il piddielle fa quadrato (un classico) e Schifani viene smerdato da un pentito di mafia. Ovviamente è fango puro, mica che. Vai, vai, vai, così (denti stretti) che andiamo alla grande!

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Sull'immediato ne diciamo un'altra.
spedito da: Andrea
Data: mercoledì, 18 novembre 2009 - ore 18:12



L'uomo che vedete nella foto è un rappresentante; non nel senso di venditore porta a porta (questa è bella a la capiranno in pochi) ma in senso di uno che rappresenta, uno ciò che ha un mandato per raccogliere e portare all'attenzione politica le voci di molti.
Il punto è che Nicola Cosentino "rappresenta" il culmine del degrado morale e umano e civico del momento che stiamo vivendo.
L'arroganza e la faccia tosta di starsene tranquillamente inchiodato alla sua poltrona, peraltro aspettandone un'altra addirittura da governatore della sua regione, ha dell'incredibile, intendo cioè che non ci si crede proprio.
Beninteso, c'era anche stato Cuffaro per la Sicilia, un Cosentino ante litteram, ma qui è la mia regione e dunque due parole le devo spendere se non altro per bontà del mio sistema nervoso. La politica è veramente una merda e sapete perchè? Perchè se la giustificazione del tutto passa attraverso il compromesso tanto sbandierato a fondamento dell'agire, appunto, politico, perchè allora ci scandalizziamo ancora? Lo vogliono portare avanti comunque per farlo sedere su una poltrona che gli darebbe ancora più potere da rigirare ai suoi amici e concittadini Casalesi (peraltro stanotte ulteriormente decimati dall'ennesimo blitz - che prontamente verranno ricostituiti da altre menti malate pronte ad occupare le vacanze).
Incredibile vederlo scodare e grugnire nel porcile di Bruno Vespa che paradossalmente fa sedere i pezzi di merda su poltrone bianco latte che dopo immaginate un po' che spettacolo...sì perchè ha fatto proprio come un maiale fa prima che gli tirino una coltellata alla gola: ha tentato di salvarsi scodando. E' probabile che al bastardo aquilano (non me ne vogliano gli abbruzzesi ma quello che è, è...) sia giunta la telefonata di un amico - perchè no, anche di Lui - per fargli il favore di aprire quella fogna di bocca e dire un mucchio di merdate.
Incredibile che navigando su Facebook si trovino innumerevoli gruppi di sostegno all'on. Cosentino con altrettanti contatti che lo sostengono con improbabili commenti inenarrabili. Gente che invoca la follia umana, chi la persecuzione, chi, addirittura, il martirio.
Si scandalizzano, Maroni parla dei NAT o NTA o salcacchio cosa, come una minaccia seria, di dover alzare la sicurezza sul Premier; non gli par vero a quell'imbecille verde-padania di poter dire tutto tronfio che sì, il pericolo per l'incolumità del Silvio nazionale è da prendere sul serio. E dico io, vi SCANDALIZZATE??? Non c'è giorno che la brava gente non venga offesa con prese per il culo istituzionali, politiche, economiche e persino religiose e che cazzo credete che quella brava gente di cui sopra aspettava in eterno di farsi sodomizzare fino a far prendere fuoco al culo? E no. Qualcuno si deve essere incazzato e ha detto: adesso iniziamo ad alzare la voce e vediamo.
In Grecia, finalmente, hanno iniziato a mettere le bombe. Dico la Grecia perchè l'ho sempre visto come il paese-laboratorio per l'italia; una specie di palla di cristallo per il futuro del nostro, di paese. Spero, e lo invoco davvero, che quando si inizierà anche qui in Italia a menare le armi io sia ancora in forze.
Mi piacerebbe piazzare una palla in fronte a qualcuno di questi stronzi che vediamo in giro; rigirare un coltello d'assalto nelle carni di qualche politicante chiacchierone. Ce ne sarebbe per tutti, perchè Nicola Cosentino è un "rappresentante" non dimenticatevelo mai; ce ne sono altri come lui, mica che no. Ad esempio il buon Tonino "Tasche Force" Bassolino ci ha preso per il culo per quasi dieci anni resistendo a tutto e di più. Ora, se il passaggio è quello che possiamo intuire, non è che l'On. Cosentino sia la soluzione, anzi.
Ecco perchè tutto sta andando bene, secondo i piani. Si radicalizzerà tutto nei prossimi anni e quando il solco tra i porci sfruttatori della massa (che pure se lo merita, senza dubbio) e la massa stessa - perlomeno quella illuminata - sarà incolmabile, bè, allora sì che ne vedremo delle belle. E forse qualcosa cambierà davvero perchè, secondo il mio modesto parere, a voler ancora sperare di giocare secondo le regole con gli arbitri che invece se le cambiano a loro piacimento, manco ci potremo aspettare chissà che cosa. L'importante è affamare e stremare perchè solo attraverso la privazione delle fondamenta, l'uomo si sublima e recupera la vera forza. Quella che serve a riportare tutto in un alveo di equità, alla faccia di quel grandissimo testa di cazzo di Darwin.

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Il cielo nero s'è aperto ed è iniziato a piovere.
spedito da: Andrea
Data: lunedì, 16 novembre 2009 - ore 18:26


Ed io non ho aperto l'ombrello. Non lo apro mai quando scende l'acqua dal cielo, l'avrete capito ormai, figuariamoci se lo faccio quando le gocce sono dentro. Piove dentro, le cataratte si sono aperte dall'interno, gesù quanta ne viene giù. Eppure mi piace la sensazione, perchè lava via e fa vedere meglio, le cose sono più nitide. Magari si andrà un po' a fondo ma poi si risalirà, è sempre stato così e sempre così sarà.
Breve stasera, che c'è poco da dire ancora. Come sempre. L'importante è far trionfare l'affetto.
Sempre.

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Un cielo nero.
spedito da: Andrea
Data: sabato, 7 novembre 2009 - ore 23:29


...è senza immaginazione, senza speranza. Alzo gli occhi al cielo stanotte e non vedo stelle. In realtà ci sono ma io non le vedo, è questo il punto.
A quanto pare l'ottimismo guida l'agire di molta gente. Io, chissà perchè, lo rifuggo sistematicamente. E' un vecchio adagio, temo, da quando ero ragazzino: il pessismista non rimane mai deluso dato che pensa sempre al peggio. Invece, crescendo, ho imparato che pur se sei pronto ad aspettarti il peggio, anche se l'hai atteso con fatalismo, alla fine ci rimani sempre e comunque male.
E allora mi dico che sono stanco di capire sempre tutto, stanco di non avere sorprese che mi facciano emozionare, stanco di prevedere tutto e non essere mai smentito.
Signori, mi sono veramente rotto il cazzo e vorrei spaccare tutto anche se mi sento chiuso in un angolo.
Ho preso a bordo un autostoppista. Sulle prime non voleva salire sulla mia auto eppure vi garantisco che è un'auto pulita, ben tenuta, senza puzze o odori strani, eppure l'autostoppista non ne voleva sapere di salire. Poi, ho fatto qualche metro con lui al fianco, mentre aveva preso a camminare per chissà dove, l'ho intortato di chiacchiere e alla fine s'è convinto ed è salito. Devo dire che è proprio una bella ragazza ed io, di solito, non prendo mai nessuno a bordo se non per brevi tragitti. E' questo il punto, è un tragitto breve anche questo probabilmente, eppure, chissà perchè, per il solo fatto che questo è il primo autostoppista che ho convinto io a salire, allora il viaggio debba essere necessariamente più lungo del solito. Sto commettendo un grave errore di valutazione pensando ciò. Però, il mio lavoro è sempre solitario, la mia vita è solitaria, e allora una persona al fianco con cui fare un po' di strada è sempre un piacere. Soprattutto se l'autostoppista in questione ha dei bei argomenti ed è un piacere parlare con lei. Comincio a pensare che sarà un dispiacere oltre che un peccato, quando scenderà dall'auto. E credo che questo pensiero m'accompagnerà per parecchi chilometri una volta che ciò accadrà...
Il cielo stanotte è veramente come il petrolio, credetemi, non vi sto dicendo stronzate.

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Con la faccia contro la pioggia (parte I).
spedito da: Andrea
Data: martedì, 27 ottobre 2009 - ore 20:11



Mi è capitato, nell'ultima settimana, di viaggiare in posti nei quali pioveva. Sapete, una di quelle pioggerelline di inizio autunno, che alle volte ti ricordano l'inverno che sta arrivando subito dopo.
Sono sceso dall'auto, magari per raggiungere un portone o l'ingresso di una ditta o semplicemente l'autogrill, ed ogni volta, ogni santissima volta, non mi è venuto da correre. A passi lenti, senza alcun interesse per l'acqua che bagnava i vestiti, io camminavo a passi lenti. Poi, in una di quelle volte, mi sono addirittura fermato ed ho fatto una cosa strana: ho chiuso gli occhi e alzato il viso al cielo. Le gocce mi picchiettavano il volto e stimolavano, insieme agli odori d'ozono e terra bagnata, un substrato di passione che non si è mai sopita in me.
Mi sono emozionato, ho sentito un tonfo al cuore e i muscoli irrigidirsi per l'adrenalina. Ho sentito chiaro cosa mi scorreva dentro, mentre i ricordi affioravano con impeto incontrollabile. Memore di un pranzo recente in una pizzeria napoletana con un vecchio amico, quell'emozione si è ingigantita, pensando a lui mi sono sentito vivo come non mai perchè ho pensato: si può fare, il tempo non cancella certe cose, le cambia solo di posto dentro di noi ma le lascia lì, intatte. Si può fare davvero, questo ho creduto con la faccia contro la pioggia.
Anche se adesso, è troppo presto per andare oltre un fede.
Però è un seme piantato dentro di me, su un terreno ancora fertile.

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Notte
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 22 ottobre 2009 - ore 22:47


Perchè è nella sua oscurità che ci troviamo. I suoni ovattati o addirittura assenti, le forme smussate dal buio, il cielo che non distrae più.
In questo clima guardiamo dentro, in questo clima forse capiamo. Fino al giorno dopo ovviamente, fino alla luce del sole che restituisce la coscienza, quella legata alle cose che non ci piacciono, che ci fanno stare male.
La notte ci accoglie nel riposo del sonno, ci culla durante una buona lettura prima di coricarci o ci apre e spiana la mente ad un ottimo pensiero chiarificatore.
Se non altro siamo onesti con noi stessi.
Di notte...

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Nessuna paura
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 15 ottobre 2009 - ore 23:50


Ce l'ho scritto sulla schiena. Non è un'incitazione al coraggio attivo, non una dimostrazione di orgoglio o di forza, no, niente di tutto questo. Significa saper reagire quando la situazione si fa difficile, a tratti drammatica. Una reazione appunto, non una becera ostentazione di incoscienza.
Mi ha sempre aiutato, nei momenti più bui, mi aiuterà anche adesso. Non perchè questo sia uno di quei momenti (intendiamoci, non ancora...) ma perchè le vedo le nuvole nere all'orizzonte. Non ho mai saputo navigare nel mare in tempesta senza bestemmiare contro gli elementi. Non sono uno di quei capitani che giocano la partita col destino in silenzio. Io no, perdio, io devo gridare. Perchè sono incazzato, questo è, incazzato nero con la vita dimmerda che ci circonda e che faccio. Questa è la verità. Non le cambierò certo io le cose, ma perlomeno, sacrosanto, non finirò a volare basso facendomi bastare la vista da una infima altezza. E non lascerò nemmeno che, per difendermi, io evada le responsabilità del dolore di una realizzazione mancata.
Non lo so perchè, ma stasera mi mancano gli amici del liceo. Quelli con i quali si organizzavano le partite di calcetto che duravano secoli; che erano l'unico momento per sentirsi parte di un disegno superiore, geometrie da imprimere ad un pallone per sentirsi realizzati. Probabilmente ho nostalgia di quella semplicità, questo deve essere. Mentre invece, oggi, sono ancora una volta, l'ennesima, a constatare come più passi il tempo più la coscienza della difficoltà dell'esistenza ci piomba addosso a esigere il nostro sangue.
Ecco perchè non bisogna avere paura, non certo per un afflato fascista; piuttosto, per salvarsi la pelle attaccando.
Senza alcuna paura, appunto.

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Ancora una volta sull'immediato.
spedito da: Andrea
Data: mercoledì, 7 ottobre 2009 - ore 19:39



Di nuovo lo faccio ma, a dire il vero, volevo già farlo prima della notizia di oggi pomeriggio. Commentare intendo.
Premetto che dei due signori in foto non me ne frega una beneamata mazza; loro rappresentano (purtroppo e che che se ne dica...) la maggioranza degli italiani che, in democrazia, significa una nazione intera.
Proprio di questo volevo scrivere. Ero partito con buoni propositi cavalcando la questione Annozero e libertà di stampa e stronzate simili. Poi è arrivata la notizia sul Lodo Alfano (dite la verità, quanti di voi non sanno che cazzo significa Lodo...) e allora non ho più potuto aspettare.
Libertà, libertà, libertà. Ci riempiamo la bocca di questa parola, ma sappiamo definirla davvero? Qual'è il confine tra la libertà e la vita-schiava che facciamo per poterci raccontare, a sera, daver svolto il nostro compito nella società? A voi, filo-sociologi che leggete. Io vi dico che alla fine non c'è un vero confine, non c'è mai stato. Perchè la soluzione non è certo nella mancanza di regole, nell'anarchia, così come non lo è neanche nella democrazia siffatta, magari quella occidentale per intenderci, così piena di leggi e regolamenti e tentativi d'ordine disciplinato. Il punto è sicuramente di "male minore", quest'è.
Vi dico, ci scandalizziamo per la libertà di stampa e poi non ci chiediamo quanta manipolazione ci sia nell'informazione di tipo economico che non riguarda necessariamente il governo, che è transideologica, che non crede ad alcuna bandiera, alcun colore, rossa o nera non conta, conta il profitto.
Vi dico, siamo tutti connessi e pronti alla comunicazione e il mondo sembra libero perchè noi messaggiamo e diciamo e muoviamo pensieri e sembra che possiamo dire sempre la nostra in tempo reale, in barba al sistema. E invece ingrassiamo i colossi delle telecomunicazioni e i loro fatturati e, per giunta, veniamo spiati per ragioni di "marketing".
Vi dico, andiamo a sentire, in massa, le parole di un crucco tutto imbardato di tessuti preziosi, con anelli che, a fonderli, si ricaverebbe oro per sfamare un paese del terzo mondo, e pendiamo dalle sue labbra per discorsi farciti di una retorica mostruosamente piallante qualunque coscienza. Che, non s'è capito perchè, in un momento non meglio precisato del tempo, qualcuno che, evidentemente si rompeva le palle del vuoto cosmico, crea tutto 'sto casino per poi vederlo andare a male, come un videogame di ruolo iniziato e mai finito. E poi scopri che tutto quest'ambaradan di uomini (perchè quello sono) vestiti di nero o rosso o bianco a seconda delle gerarchie, hanno più soldi in banche nascoste che una nazione nel più florido momento della propria potenza. E pregano per la povertà e la pace nel mondo...
Vi dico, la pace...oh, la pace...i militari spediti in paesi di cui conoscono la posizione geografica il giorno prima di prendere un aereo che li porterà lì. Spediti lì per la "pace", perchè è ovvio, i militari fanno la pace mica la guerra. Perchè la parola "pace" diviene sinonimo di obolo, intendo cioè il prezzo da pagare per la nostra fetta di opportunità economica una volta che il paese da "pacificare" dovrà richiedere il know how tecnologico e infrastrutturale al resto del mondo per risorgere. E allora, chi saranno i paesi in pole position? Quelli che hanno mandato a crepare ragazzi che non avevano alternative nei loro paesi ad un lavoro come il militare e che, col loro sangue, hanno assicurato a noialtri civili, prosperità economica che arriverà dai proventi di aziende edilizie, energetiche, automobilistiche e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo liberato l'Iraq dal sanguinario dittatore Saddam Hussein, che occidente premuroso, davvero...qualcuno di voi mi spiega perchè non liberiamo l'Angola dalla guerra civile? Perchè non facciamo saltare in aria la colombia dei narcos? Perchè non combattiamo il comunismo cinese? E così ad andare avanti. Provate a spiegarvelo, a farvi qualche domanda (ammesso che ne abbiate voglia) e vedrete che la risposta è maledettamente semplice.
La verità è che in questo mondo serve equilibrio, questa è la verità. E questo equilibrio si gioca sulla proporzione di forza che prevede di schiacciare da qualche parte e allentare la morsa da un'altra. E dove si schiaccia? Dove serve a procurarsi ricchezza. In definitiva l'equità non esiste, perchè l'equità è un concetto non sostenibile. Vi immaginate voi se domani l'Africa (che ne avrebbe tutto il diritto proprio in nome dell'equità esistenziale) si svegliasse a uso Cina e iniziasse a chiedere energia così come il gigante asiatico? E dove la prenderebbe tutta questa energia? E chi permetterebbe a quei negri di riprendersi il loro oro nero e sottrarlo al resto del mondo che oggi lo saccheggia proprio al continente nero? I Negrita cantavano “Mi hanno sempre insegnato che nell’incertezza è meglio prendere, ma se io prendo chi è che dà…” ogni tanto chiediamocelo davvero, ci può far bene.
Su su, vi do uno spunto di riflessione. Dopo tutto ciò, credete davvero di potervi ancora indignare per il giro di mignotte del presidente del consiglio o della frustrazione di Santoro che non si capacità del perchè Berlusconi resti impunito o ancora, dei proclami faziosi dei media da una parte e dall'altra? A me viene da ridere, non so a voi. E mi fanno schifo anche i "buoni" i cosiddetti "democratici" pronti a cavalcare l'onda di una presunta moralità superiore, che si dilungano in commenti da primi della classe e che poi, quando ne hanno avuto occasione, hanno fatto come (e peggio in certi frangenti) dei porci di destra attuali. Che cazzo, non vi sembra che è proprio l'uomo che è fatto veramente di merda?
E, mentre sembra che la democrazia si prenda una rivincita nel dichiarare illegittima una legge che difendesse uomini come altri uomini ma diversi da loro per il ruolo, pure leggiamo di un'arroganza propria dell'animo umano nel far finta di niente e di portare solidarietà ad un porco, uno dei tanti sia ben chiaro, che ha sistematicamente sodomizzato chiunque gli fosse capitato a tiro e utile per i propri interessi, ingannando una nazione intera e sollevandosi sugli scudi degli ignoranti. E la legge è uguale per tutti cicci, non dimenticatelo...
La democrazia, cosiddetta, rende colpevoli tutti, i presunti cattivi e gli altrettanto presunti buoni. Ed è su questo che dovremmo riflettere: accettare cioè la profonda diseguaglianza del mondo che ci circonda e la sconfitta, inequivocabile, del'intera umanità di fronte alla sacralità della parola libertà.

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E si sogna ancora...
spedito da: Andrea
Data: martedì, 29 settembre 2009 - ore 20:34


Sempre e comunque l'onirico, 'n c'è niente da fare.
Io vedo una donna che mi avvolge e mi trascina via, in mezzo a lenzuola profumate e una sorta di discreta penombra che tiene a freno gli imbarazzi. Sono lì che viaggio dentro di lei alla ricerca di qualcosa che non c'è. E più mi ostino a trovarla e più mi accorgo che sto andando a vuoto. I soliti interrogativi. Però è così entusiasmante, dolce e maledettamente evasiva questa sensazione, quest'immagine di queste labbra desiderate talmente tanto da bruciarmi il cuore come le narici di un cocainomane.
E che penso al perchè sia tutto così leggero e devastante allo stesso tempo. Perchè la lotta è così serrata e, soprattutto, perchè ogni volta abbiamo sempre più energie di quella precedente. Perchè la speranza non muore mai, sempre pronti, lì, ritti e zitti ad osservare e lasciarsi andare.
Sono fortunato, nonostante tutto, perchè arrivo sempre dove voglio sebbene potrei, qualche volta, evitare d'immaginarmi il panorama prima ancora d'essere sulla cima a contemplarlo...

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Appesa ad un soffitto.
spedito da: Andrea
Data: martedì, 22 settembre 2009 - ore 22:45



E' un lampadario dell'IKEA. Un volgarissimo pezzo di plastica da nove euro e cinquanta. Come lo vedrebbe qualcuno da mezzo alla strada guardando verso la mia finestra. Quel qualcuno potevo essere io, da un'anonima strada nella periferia di Rejikyavik alla sera, oppure Edimburgo, Londra e Parigi ed Helsinki o Amsterdam ma anche Milano e tantissime altre città che ho visto fortunatamente in vita mia. Ero lì, sudato e accaldato a cavallo della mia bicicletta, mentre schizzavo per strade completamente sconosciute, un attimo di pausa e lo sguardo su, a fissare quelle finestre e a lasciar libera l'immaginazione. Chi vive lì dentro, quanto è costata la casa, un miliardo di complicazioni da italiano del cazzo tipo: chiedere un mutuo in una banca islandese, ad esempio??? E allora mi pigliava questo senso incredibile di doemstica rassicurazione, lì, a migliaia di chilometri lontano dalla mia di lampada, di casa, di pareti amiche. Saper partire per poi saper tornare. L'essenza del viaggio. Ed io fantasticavo delle vite lì dentro, perchè tenere la luce accesa, chi leggeva cosa, chi aveva bisogno della luce per vedere, di sera, nell'oscurità. Quali sentimenti, amori e speranze coltivavano gli abitanti di quegli appartamenti, le persone sotto quella luce. Soprattutto, chi ero io, lì sotto, in strada, a permettermi di sbirciare dietro quesi vetri ed osservare spazi che non mi appartenevano.
M'è sempre rimasto questo fascino nascosto delle cose che non conosco ma che, in realtà, non sono altro che le stesse cose che appartengono al mio mondo ma parlano una lingua differente.
C'è emozione anche in uno sguardo indiscreto, soprattutto quando serve a capire te, da dove, arrivi.

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Writin'...
spedito da: Andrea
Data: domenica, 20 settembre 2009 - ore 19:41


Sto scrivendo, ascoltando musica; ho appena finito di parlare con un amico carissimo al telefono, un altro lo vorrei chiamare per ricordare un po'. Penso alle donne della mia vita, quelle avute e quelle che non avrò mai e, soprattutto quelle che non ho ancora incontrato e che non incontrerò mai. Penso al sesso e all'onestà, la coerenza e il coraggio; proprio mentre sento che lo tsunami sta arrivando. Arriverà e si porterà via tutto, le cose buone e quelle cattive. Lascerà sul terreno solo macerie e relitti e rifiuti. Mi chiedo se uscirò indenne da ciò. Mi chiedo cosa accadrà agli altri, alle persone cui voglio bene. Mentre penso a tutto questo sento, con certezza adamantina, che il mondo potrebbe essere salvato anche solo da un rispetto alla vita, nient'altro, basterebbe questo. Niente di complicato, solo, un fottutissimo, rispetto alla vita senza alcuna bandiera a difendere questo ideale, nè religione. Solo l'istinto dell'essere umano, soltanto questo.
La natura ci giudicherà, lo sta già facendo. Noi invece continuiamo imperterriti ad andare avanti verso il baratro. Sono un po' agitato ma poi mi concentro sulla mia schiena e mi passa tutto. Amo la mia famiglia e i miei amici veri e le mie passioni. Non mi interessa nient'altro. Le difenderò anche a costo della vita.
Quant'èvveroiddio.

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Di altre storie fatte di fogli e d'amicizia.
spedito da: Andrea
Data: martedì, 15 settembre 2009 - ore 0:46


Questa notte c'è una passione che mi difende.
Mi difende dalle delusioni, dalla razionalità, dai ricordi e dalle solite sconfitte; mi difende dalle tristezze, da facili commenti e scontate conclusioni; mi difende dalla debolezza che mina le mie fondamenta e dalle idee che gridano la resa; mi difende dalla mediocrità che schiaccia il carattere e dall'inopportuno destino che bussa ad una porta che è già sfondata; mi difende dal mare calmo che carezza la rena e dal vento che fischia nelle orecchie; mi difende da righe e righe delle solite svenate e dalle mille immagini taglienti; mi difende dallo schifo intorno e dall'ignoranza che giace sui corpi inermi; mi difende e mi riscatta da anni di tedio verso il tutto e il niente; mi difende da me stesso.
Questa notte c'è una passione che mi difende.
Ed io non ho più paura, da un pezzo oramai.

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Di solito "non", però stavolta...
spedito da: Andrea
Data: lunedì, 7 settembre 2009 - ore 7:20



...due righe le devo scrivere, se non altro per dovere.
Ovviamente trovate la notizia un po', come dire, "nascosta", però è vera: la Gabanelli e tutta la redazione di Report è stata privata della copertura giudiziaria per le eventuali spese legali cui vanno incontro con le loro inchieste "scomode".
Non è tutto: è stata deferita anche dal sedicente "comitato etico della RAI" per la puntata sulla social card.
Morale della favola: stanno cercando di tapparle la bocca, nè più nè meno come Santoro (al di là del tenore conduttivo).
Ora, sorvolando sulle ormai innumerevoli porcherie che il Silvio nazionale compie a destra e a manca (e non mi riferisco alla sua vita privata che può fare come cazzo gli pare) e premettendo che io li ammazzerei tutti (e quando dico ammazzerei parlo di togliere loro la vita) mi chiedo quanti ancora hanno il coraggio di parlare di democrazia e libertà in questo paese (ma un po' anche in tutti gli altri). Come e chi ha ancora voglia di usare le parole per combattere questo schifo; chi si imbarca ancora nel "confronto politico" o "nel nobile terreno politico del confronto d'idee"; chi si accalca sudato ad applaudire leader (politici) ai loro discorsi infarciti di retorica e di effetto completamente nullo. Soprattutto: da dove dovrebbe arrivare l'alternativa a queste teste di cazzo di destra? Da altrettante teste di cazzo di sinistra?
Dunque, che il "sogno" (o "grande sogno" come recita Placido) sia stato un fallimento lo si sapeva già negli anni sessanta/settanta quando ancora c'era un proletariato. Oggi la cosa suona di un ridicolo insostenibile. Di contro, la destra nera pure è una grossa minchiata perchè di fondo si tratta di inculare i deboli e far prevaricare la forza bruta a favore di altri forti bruti.
Benissimo. Soluzione? Una lotta anarchica dal basso; senza bandiere se non quella della sopravvivenza. Fuoco a volontà contro i pochi che tirano le fila della moltitudine disperata.
Poi penso: ma davvero si può dare fiducia all'essere umano in una situazione come questa? Naaa, probabilmente si inventerebbe qualche altra stronzata per far fallire anche una nobile causa come questa.
E allora che fare? Indignarsi, tanto per cominciare. Non infilare quella cazzo di testa nella sabbia. Farsi domande, non smettere mai di essere curiosi. Ascoltare più fonti e quando non si è soddisfatti cercare ancora e se non basta andare di persona sui luoghi. Infine, coinvolgere gli altri come noi, cercare di fare unione ma attenzione, sempre per la comprensione dei fatti non per l'aggregazione a fine di un altro potere che andrebbe a marcire come gli attuali. E, infine, se tutto ciò non bastasse, bè, allora iniziare a sparare ma...
Ieri Michael Moore, intervistato dal Mollicone, ha chiuso dicendo che finchè la gente non si incazzerà come lui, ben poco potrà accadere.
E io mi chiedo: ma se la gente s'incazzasse davvero, inpugnerebbe soltanto una telecamera?
E forza sù, che ad andare avanti così, forse forse ci si incazza davvero.
O no?

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Comprensioni
spedito da: Andrea
Data: lunedì, 31 agosto 2009 - ore 23:31


Ogni volta che esco di casa, ogni volta che sto in strada. Osservo, ascolto, valuto. Sto lì che penso, ragiono e cerco il senso. Pare che non ci sia mai da finire di imparare dalle situazioni e dalle cose che ti circondano. Basta una telefonata, una conversazione o l'essere al posto giusto al momento giusto (o sbagliato cambia poco), basta insomma esserci.
E allora si scopre che un motivo c'è sempre, che una comrpensione delle cose c'è sempre. E spesso e volentieri è la fragilità dei nostri tempi. Arrivo sempre a credere che le cose non possono far altro che peggiorare. L'ottimismo, di cui tanto si parla, è davvero una bestemmia penso io. Chi è solo è incazzato e debole, perchè è privo di qualcosa di grande, perchè non ha appoggi alla propria stanchezza, sponde al proprio giudizio. Chi è in coppia, invece, fa l'esatto contrario: si chiude a riccio. Due emisferi a chiudersi sul loro amore, il frutto all'interno da proteggere. Senza intromissioni dall'ambiente esterno, dimentichi, spesso che c'è sempre un picciolo che li lega ad un ramo che dà loro vita.
Sconfitti comunque, i solitari e gli innamorati. A meno che quest'ultimi non abbiano la forza di spezzare il cerchio, di far sì che quel sentimento che condividono e che, all'apparenza è solo loro, possa diventare vantaggio anche per altri miseri esseri umani. Ma è cosa rara.
Ci provo a comprendere la corrente. E cerco di lasciarmi andare, comunque vada. Ho letto di recente riguardo JFK per alcune ricerche che sto facendo; c'è una frase stupenda che dice: Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.
E a me piacerebbe poterla mettere in pratica questa affermazione perchè a crederci davvero, senza riserve, ci si potrebbe davvero sentire al sicuro. Protetti senza dubbi.

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I Ministri
spedito da: Andrea
Data: venerdì, 28 agosto 2009 - ore 0:15



E così, finalmente, dopo neanche chissà che viaggio, i Ministri sono arrivati alla mia porta. Non hanno bussato, li ho "percepiti" e gli ho aperto la porta. E loro erano tutti lì e mi hanno detto: coraggio, dicci che dobbiamo fare. Ed io li ho guardati, velato di sudore con la mia camicia di lino e gli ho detto: datemi un secondo, nel frattempo entrate. E loro sono entrati e ora non vogliono più uscire. Mi fissano in attesa di un comando. Per ora, semplicemente, vedo una stazione di servizio nell'oscurità lungo una provinciale. E non capisco proprio tutto. Sento odore di benzina, asfalto e immondizia bruciata; sento polvere da sparo nell'aria, l'aroma di un forte digestivo e ammoniaca scadente per lavare pavimenti ancora più scadenti.
E loro sono ancora lì. Perchè loro sono dedicati alla difesa, alla predicazione, alla diffusione di un ideale, di un valore. Il punto è che io non so quale sia questo ideale, nè tantomeno il valore.
Ragazzi, i Ministri sono arrivati.
Adesso senti.

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Ciao amici.
spedito da: Andrea
Data: mercoledì, 26 agosto 2009 - ore 11:53



Scrissi questa email ad un gruppo di amici nell'ottobre 2005, dopo un viaggio straordinario che forse è stato il "Viaggio" della mia vita, fino ad adesso. Fu un tributo, un modo per fissare nel tempo quello che avevo fatto e vissuto. La ripropongo, perchè qualcuno mi ci ha fatto pensare e la nostalgia, di questi tempi, mi schiaccia le ossa.
-----------------------------------------------------------------------
Finalmente ci riesco.
Non che ci fosse una difficoltà insormontabile o qualche altro genere di vincolo. Solo il rispetto, alla memoria di un momento sublime, che dovesse essere descritto e maneggiato con cura, come si farebbe come un bimbo appena nato; con tutta quella speranza per il suo futuro e al contempo la fragilità del suo corpo.
Voi mi avete seguito attraverso la straordinaria dedizione di un uomo, prima ancora che amico, che mi ha visto negli occhi prima di partire; che ha intuito qualcosa di grande e senza farsi troppe domande ha deciso di seguirmi in un modo tutto suo. E c'è riuscito.
Io ero altrove, proiettato e sofferente verso l'ennesima manifestazione dell'immensità emozionale dell'esistenza. A massacrarmi senza ragione apparente in una terra maledettamente generosa e allo stesso tempo avara, come potrebbe esserlo la più sadica delle amanti. E poi a sera, ritrovarmi al caldo artificiale di un capanno a discorrere e confrontarsi con altri uomini come me, nati in svariate parti del mondo, che si ritrovavano per una volta insieme, senza sapere del futuro, a confrontarsi con le leggi della strada e della natura; sublimati dalla coscienza del martirio, una blasfema congrega di santi che avanzava nei giorni, nelle ore e nei minuti, per un mese circa, alla ricerca di un'idea di comprensione e riempimento, ben coscienti che lo scopo fosse lungi dall'essere anche solo la percezione di quella comprensione; solo "tensione" verso quella idea che ne è involucro imperforabile. Gli elementi, così inspiegabilmente accaniti, manifestavano i sensi della natura. Il vento che fischiava nelle orecchie, la voce, la pioggia che schiaffeggiava il viso, il tatto, il freddo che penetrava il corpo e rallentava le forze, l'olfatto. E noi, soli sui nostri cavalli di compositi a spingere le gambe e tutto noi stessi, ad opporci ad una gravità divenuta d'un tratto più spietata e densa di quanto non lo sia nella quotidianità.
Tutte le facce incontrate, anche solo incrociate, piegate e accartocciate dalla fatica, tutti quegli eroi senza pretese d'esserlo, tutte quelle biciclette forzate ad utilizzi assolutamente impropri, tutti quegli esseri umani spinti dall'amore verso la vita lungo le spianate del deserto lavico, attraverso le polveri che sfregiavano, su, per le salite che ribaltavano l'inferno e il paradiso, il concetto di pendenza portato a livelli estremi, tutti quei muscoli sfibrati e svuotati d'ogni energia, tutto quel sudore comunque versato a discapito della temperatura,tutto ciò che i miei e i loro occhi hanno visto e messo dentro la memoria dei nostri cuori, non quella di una arido ordigno al silicio, no, quella dell'anima, la sola capace di fotografare l'immensità degli spazi attraversati e ordinarceli dentro, nel profondo, in un luogo dove andare ad osservare ogniqualvolta la vita cercherà di piegarci, come quella gravità islandese, perchè avremo la forza per reagire a tutto, ed arrivare fino in fondo, un fondo rovesciato, non verso il basso ma verso l'alto. Tutto ciò è stipato dentro gli anfratti del mio essere e la manifestazione della loro vita si estrinseca in queste righe che vi ho scritto, l'unico vero tributo che riesco, che devo e che voglio dare ad un mese glorioso che, se non ha cambiato la mia vita nel vero senso della parola, le ha certamente regalato una nuova rotta su cui muoversi più innamorata di prima: perchè la volontà va oltre, e ti porta fino ai limiti per permetterti di guardare cosa c'è al di là.
A me è andata così.
Avrei voluto che foste con me per vedere il vostro "andare oltre": mi auguro che ci riusciate, se non l'avete già fatto. Laggiù c'è un nucleo d'energia che è un peccato sprecarlo.
Vi voglio bene.
A.

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Cambectuom
spedito da: Andrea
Data: lunedì, 17 agosto 2009 - ore 22:53



Di nuovo a Roma, di nuovo al lavoro, sebbene con ritmi blandi.
Non c'è pathos a 'sto giro, chissà perchè. Il processo di anestetizzazione pare non avere fine; va lento ma va.
Niente di eclatante stavolta, risate, quelle tante e visioni nuove. Forse c'è un solo lampo, penetrato dentro tra Barcellona e Saragozza, su un strada sulle prime da non fare ma poi entrata in gioco a discapito dei Paesi Baschi. Lì, in mezzo ad un nulla strano, sulle prime lasciatomi incredulo per il fatto di trovare quei profili in una nazione come la Spagna che sulla carta non ne avrebbe dovuti avere; perlomeno non di quelle dimensioni. E invece gli spazi ampi e brulli, arsi dal sole e tagliati di netto dall'asfalto, quello grigio e slavato dei tempi migliori, quello che solcava praterie coperte in giorni e giorni di sforzo ripetuto e ripetitivo.
Oggi la questione sta in una torsione di polso, nient'altro. Forse della concentrazione in più, qualche chiappa indolenzita ma nient'altro. Niente di paragonabile ai tempi che furono.
Chissà cosa manca ancora. So quello che manca qui adesso, ma sulla strada, la domanda non ottiene risposta.
Nostalgico, as usual.

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Arrivederci Roma...
spedito da: Andrea
Data: sabato, 1 agosto 2009 - ore 0:8


Quest'anno c'è un cambiamento. Avrò un nuovo compagno di viaggio. Dopo qualche anno si cambia, ancora una volta in strada. Ecco perchè in questo momento non posso non lasciare un pensiero a tutti quelli che hanno condiviso col sottoscritto le strade d'Europa. A Mix, numero uno dei pedali, così come pure Antonio. E poi Paolo, rigorosamente a piedi o a rotaie con intermezzo motociclistico. E adesso, pronto per la penisola Iberica con un mio omonimo, sia di nome che di professione. Ci separano una nazione intera e un anno di vita. Il benvenuto a lui. Per il resto, ancora una volta, sarà strada con tutte le sue novità e le sue immancabili, disattese, illusioni.
Stacco tutto, come sempre da anni, questa volta solo per due settimane invece delle solite quattro ma non sarà questo che cambierà il corso del mese più famoso dell'anno.
La Capitale resta orfana del sottoscritto. Non se ne accorgerà per niente.
E sarà ricambiata, potete giurarci. A presto.

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Pianodardine, limonate e sudore.
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 16 luglio 2009 - ore 23:59



Nel giorno del mio compleanno, mi faccio un regalo che non mi costa niente. Mi concentro sulla zona di Pianodardine, che poi è il nucleo indistriale della città in cui sono nato, Avellino. Lo faccio perchè mentre mi recavo ad un autolavaggio qualche settimana fa, osservavo dalla statale le strade parallele che formano il circuito di quattro chilometri circa famoso tra i ciclisti.
Quando ero in forza alla passione biciclettara, c'erano pomeriggi nei quali ci andavo spesso per allenarmi e prepararmi ai miei raid estivi. Qualunque giorno della settimana, qualunque ora, qualunque clima.
E ancora, giravo per ore senza flessione, una forza inesauribile al servizio di una cieca fede che mi ha sorretto per tanti anni.
Ed al ritorno, ogni volta, ogni volta che tornavo a casa, mentre il sudore rovente mi rigava le carni, mentre aspettavo di docciarmi seduto sul freddo pavimento alla luce che filtrava tra le imposte di legno, c'era la signora della foto che lavorava per me, come un tecnico di una squadra di professionisti.
Mi aspettava sul balcone, con la testa che faceva capolino oltre la ringhiera di una finestra d'alluminio e vetro smerigliato. Dopodichè, avvistatomi nei pressi del portone, si alzava e faceva scattare il rito. Mi chiedeva se dovesse preparare la spremuta ed io annuivo privo di fiato per rispondere. La spremuta consisteva in un limone pressato a mano con un coltello dentro un bicchiere e poi dell'acqua ghiacciata di frigorifero sopra. Io tracannavo, irriducibilmente redarguito circa gli scompensi termici cui andavo incontro. Il tutto mentre il sudore continuava a scorrere copioso, mentre la luce delle ante filtrava nell'oscurità, mentre i miei panni da ciclista venivano lavati rigorosamente a mano dalla signora della foto. E, in ultimo, c'erano i minuti passati a pensare alla soddisfazione della sessione fisica; il corpo tonico, la mente sgombra. Il tutto, ancora e per ultimo, mentre la signora della foto mi riportava le telefonate giunte al numero fisso, smaciullando simpaticamente i nomi dei chiamanti.
Questo è il mio regalo per quest'anno. Questo il mio ricordo.

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All'ombra dell'ultimo sole, s'era assopito un pescatore. Dopodichè s'è svegliato...
spedito da: Andrea
Data: lunedì, 6 luglio 2009 - ore 18:50



Lui aveva passato gli anni, una trentina e più, ad imparare tutte le tecniche e i laghi e i fiumi e anche i mari più pescosi. Non poteva fallire, doveva per forza di cose tornare a casa con il paniere pieno.
Così è uscito finalmente a pesca, portandosi dietro tutto il necessario, così come gli avevano insegnato. E' stato sulle sponde di tutti i fiumi possibili e immaginabili, così come le rive dei laghi e i mari che aveva potuto raggiungere nella sua vita.
Eppure la sua canna da pesca si fletteva, per poi spingere la lenza e l'amo e l'esca il più lontano possibile. Eppure risaliva dal fondo vuoto, lasciando nell'acqua solo una scia che scompariva quasi all'istante senza lasciare traccia. E così per mesi ed anni fino a rinunciare del tutto al suo sogno di pescare e chiudere il cerchio della sua passione. Cosicchè, all'ombra di un ultimo sole si è assopito, ai piedi di una quercia vicino uno dei tanti laghi visitati durante quel suo peregrinare. E così è rimasto, addormentato a sognare le specie di pesci più belle che lui avesse mai potuto vedere ed immaginare. E così, attraverso quel viaggio onirico, ha capito che i pesci devono rimanere nell'acqua; che tirarli fuori significa ucciderli, che non c'è niente di cui giovarsi a pescarli, a vederli trascinati all'aria presi per un labbro, martoriati e mutilati e feriti.
Cosicchè, il pescatore s'è svegliato; lasciando tutto lì, sulla riva dell'ultimo lago, s'è tuffato in acqua. E c'è rimasto fino a che l'aria non gli è mancata, finchè, col sorriso di chi sa che è la giusta fine ad un percorso fatto di scelte corrette nel profondo e coraggiose sebbene impopolari alle volte, ha sentito l'anima liberarsi nell'acqua e nuotare fino in profondità. Quelle stesse nelle quali mescolarsi agli altri pesci e andare felici seguendo la corrente. Senza nessun altro motivo che andare e andare. E andare.

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La bambina con il gatto in braccio
spedito da: Andrea
Data: domenica, 21 giugno 2009 - ore 15:36



Non è una foto di un museo o di una casa rurale nè una foto del secolo scorso (o forse sì...). Sta appesa ad un muro di un appartamento che ho visitato di recente e non so perchè (o forse sì...) mi intenerisce non appena la guardo.
Avrei voluto raccontare chissà cosa di questa visita ed invece non lo farò, perchè mi rompo il cazzo di raccontare sempre le stesse cose e di scrivere belle parole per chi non sa che farsene.
Per qualcheduna di quelle (poche) che ho reso tristi in passato e che mi hanno augurato ogni sorta di maleficio, bè, sappiate che ad oggi siete più che autorizzate a sentirvi soddisfatte. E' ovvio, mie care, che non sarà sempre così fino alla fine però oggi i vostri anatemi stanno funzionando. Presuntuoso pensare che possiate ancora pensare al sottoscritto anche solo per un vaffanculo retroattivo? No, per carità, è soltanto che credo nella perseveranza dell'odio, tutto qui, nella vendetta fine a se stessa e nella rabbia che chiede vie di sfogo. L'egoismo è un potente deterrente quando si mescola al dolore: genera un odio incontrollabile.
D'altronde, per un violento come me non potrebbe essere altrimenti. E che, vedete, ai tempi, probabilmente avevo talmente odiato io da non potermi trasformare in carnefice e così, con estrema distruttiva innocenza, ho fatto anche peggio. Che ci volete fare, nella vita non sempre si incontrano personaggi lineari e prevedibili, men che mai gestibili e controllabili.
Oggi pago il conto sapete? Ve lo volevo dire perchè alla fine, se tornassi indietro, probabilmente vi chiederei scusa e tenterei un riparo di qualche sorta. Poi però penso che è giusto che sia andata in un certo modo affinchè io potessi comprendere entrambe le sponde del fiume e capire che non c'è più nulla per cui vale la pena credere e sognare quando si parla di "rapporti eterosessuali".
Amore e sentimenti e tutte queste stronzate varie le lasciamo alle epoche da romanzo d'appendice. Oggi valgono le folgorazioni senza intelletto nè coscienza e men che mai consapevolezza. E allora che noialtri si sguazzi nella nostra merda, cosicchè capiamo che la vita, al giorno d'oggi, inanella solo sforzi titanici per raggiungere il bene. Che il giusto è alla fine d'un arcobaleno di violenza e cattive intenzioni. Perchè la forma è tutto e il contenuto accessorio. Il vuoto può essere seduttivo, se ben celato.
Cosicchè, mie care, sappiate che vi penso ancora con affetto, perchè siete l'unica cosa che mi fa andare avanti senza un lamento, senza commiserazione, che mi fa sentire forte. Continuate a pensarmi con negatività, ne ho bisogno, solo così resto dritto sul campo mentre le lame affondano nelle mie carni. Senza di voi sarei ancora un piscialletto senza midollo.
Come disse Hibsen (citato di recente da una mia amica): l'uomo forte è colui che è solo.
E a me sta bene così.

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Un salto giù dal treno in corsa
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 11 giugno 2009 - ore 23:33


Stanotte nell'aria nera cadono fiocchi di seta.
Le stelle sfolgorano tremolanti, il vento si solleva discreto, la luna rischiara d'opale la campagna.
Pare quasi che si possano chiudere gli occhi senza far male a nessuno, senza che nessuno se la prenda per questo. Si segue con la testa una carezza del nulla, una corrente di calma che vuole lenire la tensione che affonda nelle carni, come veleno al mercurio. Eppure ci si crede, ad essere ancora fiduciosi, sebbene affamati come cani durante le guerre, sebbene le costole del cuore si possano contare come tasti di un pianoforte.
Il ruscello sciacquetta senza leggi fisiche, tutto caso ed entropia. Eppure, per un attimo, uno solo rapido e insolente, ci si è fatti cullare, illusi che una pausa ci fosse concessa in tutto questo lottare.
Poi apro gli occhi. Mi giro sulla destra un attimo prima che il volto del mio compagno si squarci da parte a parte per un proiettile che gli esplode in faccia, un attimo dopo che mi ha sorriso. E mentre io lo osservo afflosciarsi al suolo come una bestia al macello, sento odore di bruciato e polvere da sparo e il gusto metallico del sangue che pare affogarmi perchè m'accorgo d'essere stato colpito anch'io, mentre il mondo sfuma e si zittisce. Mentre tutto intorno a me va veloce di dolore e morte.
Eppure, per un attimo, il paradiso l'abbiamo vissuto prima di poterci andare per sempre.

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Attraverso i tuoi occhi (quelli di un altro)
spedito da: Andrea
Data: martedì, 19 maggio 2009 - ore 23:59


Ho passato un weekend davvero..."educativo".
Circondato da donne che fanno onore al genere, ho potuto confrontarmi, riflettere una volta di più, su ciò che accomuna le due metà del cielo. E sono rimasto così colpito e sorpreso e anche un po' amareggiato nel constatare quanto il sogno si paghi a caro prezzo. Una delle ragazze sembrava me al femminile; le parole, il modo di esprimerle, la dignità nel descrivere la propria solitudine, con quella ironia a stemperare un tema difficile, mi hanno lasciato sconcertato. Sì, è vero, potevo immaginare ma vivere è un altra cosa, il confronto rende consapevoli c'è poco da fare. Cosicchè scopro che le donne di cui sopra, mie coetanee, hanno le mie stesse filosofie. Che il mondo è pieno di gente che ha sacrificato tutto per la perfezione del sogno, per quella condivisione che non ammette sconti. E che oggi si tengono ritti di fronte ad una difficile realtà. Quanta tenerezza questi due giorni e, perchè no, quanta speranza ancora da vivere.
Non esistono persone giuste, ma giusti momenti. E questa la rubo ad un mio amico che l'ha proferita dinanzi una gricia niente male una sera recente.

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Ancora una volta è la strada che strappa un pensiero e dà una scusa...
spedito da: Andrea
Data: domenica, 19 aprile 2009 - ore 21:4


Dunque, di cosa parlo...parlo di me che torno a Roma lungo l'A1 come ormai un po' di anni a questa parte. Non importa da dove sono partito, so dove sto andando. E all'altezza della campagna del basso Lazio che ormai conosco a menadito, mi fisso nel buio della serata a guardare sulla destra una provinciale che fa una curva e si infila in un campo. E' una di quelle curve come ce ne sono a migliaia nel nostro paese, con i lampioni al sodio e tutto quanto, l'albero pluriennale che ne ha viste a morire, ma chissà per quale diavolo di motivo, a me quelle dannate curve continuano imperterrite ad affascinarmi. E' lontana 'sta passione, affonda nelle profondità del mio tempo passato, da quando ero piccolo. Questa struggente malinconia frammista all'attesa di una salvezza che sta in ogni strada che porta nei paesi o che li circonda, li sfiora e porta via. Mi sono sempre compenetrato in questo accarezzamento dell'asfalto per quei centri abitati che vanno a finire, perchè sono anch'io che sfioro le vite delle persone che ci vivono passandoci, chissà, forse è questo. E' il desiderio mostruoso che ho di conoscerli tutti, ficcarmi in ognuna di quelle esistenze per capirle meglio e, attraverso questo passaggio, arrivare al punto chiave: sentirmi uno di loro veramente, uno che è andato via ma che conserva la memoria.
Forse è questa la vera mancanza che sento così forte dentro il cuore. Perchè, si sa, la vera libertà è sentirsi a casa ovunque.

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Il grande uccello non vola più.
spedito da: Andrea
Data: martedì, 7 aprile 2009 - ore 19:38


Avrei voluto mettere una foto per riassumere il concetto: ma di quelle visionate su internet, nessuna aveva la giusta resa ed io, purtroppo, non ne avevo di mie. Così, preferisco ricordarmela com'era, come si può fare con una persona morta di male incurabile, prima che la malattia la sfiguri e ne stravolga i lineamenti. Quello che in pratica ha fatto il terremoto con la terra d'Abruzzo.
Io ricordo delle strade, dei vicoli, delle mura e alberi verdi e cielo azzurro e bianco della neve e il Gran Sasso e il Castello; dopodichè c'è un mercatino lungo un muro stretto ed io metto la mano su una spalla coperta di pelle di renna, o simile, e commetto un enorme errore di valutazione perchè in quel momento non colgo il messaggio della città. L'invito che mi stava facendo nell'accettare l'amore suo e di chi mi stava affianco. Ecco perchè sono triste per gli accadimenti, non è solo questione di solidarietà di dolore all'umana tragedia; probabilmente è come se una parte di me si fosse persa per quei vicoli e quelle piazze dentro il riverbero della luce del sole sui muri chiari, ed oggi giaccia sepolta sotto un cumulo di macerie. E' l'idea della cancellazione dello spazio, non solo della vita umana; è una tragedia onnicomprensiva, totale. Che non lascia spazio a nient'altro che dolore. E' una metafora perfetta e noi faremmo bene a coglierne il senso preciso, al di là di ogni umana retorica.

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Esistono ancora.
spedito da: Andrea
Data: sabato, 14 marzo 2009 - ore 0:16


Quelli che arrivano davanti a un bivio e fanno la cosa giusta; ovviamente dinanzi il mio miserrimo punto di vista. Non c'è oggettività dunque nella giustizia del vissuto ma tra i nobili sentimenti la scala è facile a farsi.
Così viene fuori un angelo dalla riviera che irradia di luce uno spento padano. E il connubio è di quelli che fanno bene al decollo del sentire. E proprio in fase di salita, quando la rampa è ripida ed emozionante, la contraerea interviene. L'apprensione partorita da una mamma fetida e frettolosa, sporca e menzognera che esige il responso in un tempo troppo breve affinchè il cuore sappia cosa fare.
Eppure, dinanzi a tanta arroganza del materiale destino, la sofferenza genera luce. Una volta tanto non è lo scontato negativo che viene a galla. Finalmente un coupe del destino risolve la certezza.
Quanta contentezza, gioia nel constatare l'evaporazione di una merdata, di uno sgambetto alla felicità che ancora una volta pareva venir fuori dal nulla e mortificare le coscienze di noialtri credenti.
Seppure chiuso da più parti, sono davvero soddisfatto questa sera, perchè anche con un paio di giorni di ritardo posso scrivervi che esistono ancora.
Gli eroi.

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E ancora, ancora e ancora...
spedito da: Andrea
Data: domenica, 1 marzo 2009 - ore 1:30


Così, ancora una volta ho chiuso la mano intorno alla lama affilata e ho tirato verso l'alto. Sangue è sgorgato, a fiotti gentili lungo il filo tagliente, rubrando il metallo nobile, forgiato per altrettanti scopi; con l'unico fine di dare la morte.
Dopodichè è stato il solito asfalto, bruno e meditabondo, odoroso di sostanze aromatiche, pavimento delle tristezze umane da notte fine settimanale. Così chiusi e senza scampo, peggio delle bestie al macello. Mi chiedo su quale treno stiamo viaggiando così costipati da non permetterci neanche di girarci per guardarci negli occhi.
Dove gli errori? In quale lacrima, delle tante versate al suolo freddo, è nascosta la risposta che si porta dentro la verità? Chi può dirlo. Non tutte le domande hanno risposte, che fottutissima verità frustrante e spietata.
Così pieno di rabbia e dolore. Come uno stupendo frutto completamente marcio dall'interno. Con l'unica via d'uscita occlusa dall'inedia.
Praticamente un ordigno di carne ed ossa.

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Pulviscolo in sospensione
spedito da: Andrea
Data: martedì, 17 febbraio 2009 - ore 23:56


Mi manca la luce che filtra tra le ante. Questa è la mia nostalgia stanotte. In realtà lo è da un po' di tempo. Capita quando meno me l'aspetto, perchè dietro si porta l'ira di dio dei ricordi e delle sensazioni. E' proprio quello che può venirvi in mente: avvolti in una copertina su un divano di un soggiorno in maiolica di una casa al mare. Una di quelle che quando poi spalanchi l'anta di cui sopra, di fronte c'hai il mare che respira sotto un cielo lucidato a specchio. Qualcuno fa correre un cane sulla spiaggia tirandogli un bastoncino di legno mentre un peschereccio scivola stanco verso il porto col suo carico di pesce e uomini consunti.
L'alternativa non c'è a quest'immagine seppure se ne possano pensare infinite. E' che la personalizzazione di questo ricordo lo rende talmente esclusivo, quasi al limite di una gelosia surreale, da renderlo impalpabile, maneggevole soltanto a chi lo ha generato.
Io ci voglio credere in questo ricordo, perchè il mare, i suoi periodi e le sue stagioni, hanno da sempre rappresentato un luogo di riparo, lontano non solo geograficamente ma anche negli intenti dal veleno corrosivo della vita altrove.
Vorrei tornare indietro a quel ricordo, lasciandomi confondere dal mito e in questo modo galleggiando lungo correnti familiari che davvero possano farmi piangere di nuovo.
Le lacrime sono il sangue dell'anima; quando quest'ultima si ferisce, solo allora piangi.
In fondo, è solo un'ulteriore testimonianza di vita, per chi crede di aver superato tutto e tutti.
Di essere andato oltre. Troppo.

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Citazioni (ovvero, brevi cenni su ciò che andava facendo la scimmia di Tarzan)
spedito da: Andrea
Data: giovedì, 12 febbraio 2009 - ore 0:32


Lazzaro disse ad un amico: mi faccio vivo io. Dopodichè si ammalò, pare di lebbra, e morì. Riuscì comunque ad onorare l'appuntamento con l'amico. Come fece resta ancora un mistero; pare che centri un pranoterapeuta giudeo ma non ci sono fonti attendibili.
Garibaldi, dopo aver ordinato un bicchierino di Marsala disse al barista: grazie mille. La stessa frase pare l'abbia ripetuta a Marsala e ce l'aveva con una cospicua comitiva di compagni che l'avevano seguito a prendere il celebre liquore dolce nella città d'origine.
Mazzini fondò la Giovine Italia a seguito di una cocente delusione d'amore. In pratica dopo un periodo di astinenza forzata, si fece la giovane Italia, figlia della sua governante. La fanciulla non l'amava però, lo aveva usato solo per quello e il buon Giuseppe per ricordarla, diede il suo nome alla celebre congrega. ...continua...

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Gestazione brassicola (quando le Weiss generano dibattito)
spedito da: Andrea
Data: domenica, 18 gennaio 2009 - ore 0:17


Non ci penso mai che su questa pagina ci può arrivare chiunque. Nel senso di leggere, dare una sbirciata insomma, dopodichè andarsene via, tornare a fare quello che stavano facendo un attimo prima.
Però so che molti lo fanno.
Perchè scrivo questo commento? Perchè non lo so ma posso immaginarmelo. E vi dirò che stasera, in questa notte anonima romana mi piacerebbe uscire a legnare qualcuno perchè, come ho scritto in un precedente post, sarebbe una catarsi sacrosanta ed efficace.
Io non ho chiesto niente all'esistenza, come tutti siamo stati chiamati in causa in questo gioco del cazzo del "tutti su una palla" senza che ce ne fosse stato chiesto il permesso. Ora, a me non me ne frega una benemerita mazza di niente di tutte le discussioni filosofiche sul senso di tutto questo e neanche mi interessa saperlo; soltanto che quando toccherà a me scendere dal treno, prima di essere spedito all'inferno, perchè è lì che andrò a finire potete giurarci, prima vorrò delle risposte e chiunque sia dall'altra parte non potrà non darmele, in fondo sarà l'ultimo desiderio di un condannato eterno.
Non capisco davvero, eppure non sono mai stato una vera mente razionale, non me ne è mai fregato delle risposte per certe cose; invece oggi pare che se non chiudo le domande, restano proiettili a rimbalzare per aria. E non ci sono carni in cui conficcarsi.
C'è un amico che mi capirebbe bene in questo momento, e so che lui starà facendo altrettanto, cercare il senso senza trovarlo e pure lui, come me, ha la rabbia cieca che monta dentro.
Signori, tutto questo, è davvero una sacrosanta merda danzante che sporca lo spazio intorno.

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