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Ciao amici.
spedito da: Andrea
Data: mercoledì, 26 agosto 2009 - ore 11:53
Scrissi questa email ad un gruppo di amici nell'ottobre 2005, dopo un viaggio straordinario che forse è stato il "Viaggio" della mia vita, fino ad adesso. Fu un tributo, un modo per fissare nel tempo quello che avevo fatto e vissuto.
La ripropongo, perchè qualcuno mi ci ha fatto pensare e la nostalgia, di questi tempi, mi schiaccia le ossa.
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Finalmente ci riesco.
Non che ci fosse una difficoltà insormontabile o qualche altro genere di vincolo. Solo il rispetto, alla memoria di un momento sublime, che dovesse essere descritto e maneggiato con cura, come si farebbe come un bimbo appena nato; con tutta quella speranza per il suo futuro e al contempo la fragilità del suo corpo.
Voi mi avete seguito attraverso la straordinaria dedizione di un uomo, prima ancora che amico, che mi ha visto negli occhi prima di partire; che ha intuito qualcosa di grande e senza farsi troppe domande ha deciso di seguirmi in un modo tutto suo. E c'è riuscito.
Io ero altrove, proiettato e sofferente verso l'ennesima manifestazione dell'immensità emozionale dell'esistenza. A massacrarmi senza ragione apparente in
una terra maledettamente generosa e allo stesso tempo avara, come potrebbe
esserlo la più sadica delle amanti. E poi a sera, ritrovarmi al caldo artificiale di un capanno a discorrere e confrontarsi con altri uomini come me, nati in svariate parti del mondo, che si ritrovavano per una volta insieme, senza sapere del futuro, a confrontarsi con le leggi della strada e della natura; sublimati dalla coscienza del martirio, una blasfema congrega di santi che avanzava nei giorni, nelle ore e nei minuti, per un mese circa, alla ricerca di un'idea di comprensione e riempimento, ben coscienti che lo scopo fosse lungi dall'essere anche solo la percezione di quella comprensione; solo "tensione"
verso quella idea che ne è involucro imperforabile. Gli elementi, così
inspiegabilmente accaniti, manifestavano i sensi della natura. Il vento che fischiava nelle orecchie, la voce, la pioggia che schiaffeggiava il
viso, il tatto, il freddo che penetrava il corpo e rallentava le forze, l'olfatto. E noi, soli sui nostri cavalli di compositi a spingere
le gambe e tutto noi stessi, ad opporci ad una gravità divenuta d'un
tratto più spietata e densa di quanto non lo sia nella quotidianità.
Tutte le facce incontrate, anche solo incrociate, piegate e accartocciate dalla fatica, tutti quegli eroi senza pretese d'esserlo, tutte quelle biciclette forzate ad utilizzi assolutamente impropri, tutti quegli esseri umani spinti dall'amore verso la vita lungo le spianate del deserto lavico, attraverso le polveri che sfregiavano, su, per le salite che ribaltavano l'inferno e il paradiso, il concetto di pendenza portato a livelli estremi, tutti quei muscoli sfibrati e svuotati d'ogni energia, tutto quel sudore comunque versato a
discapito della temperatura,tutto ciò che i miei e i loro occhi hanno visto e messo dentro la memoria dei nostri cuori, non quella di una arido
ordigno al silicio, no, quella dell'anima, la sola capace di
fotografare l'immensità degli spazi attraversati e ordinarceli dentro, nel profondo, in un luogo dove andare ad osservare ogniqualvolta la vita cercherà di piegarci, come quella gravità islandese, perchè avremo
la forza per reagire a tutto, ed arrivare fino in fondo, un fondo
rovesciato, non verso il basso ma verso l'alto. Tutto ciò è stipato dentro gli anfratti del mio essere e la manifestazione della loro vita
si estrinseca in queste righe che vi ho scritto, l'unico vero tributo che riesco, che devo e che voglio dare ad un mese glorioso che, se non ha cambiato la mia vita nel vero senso della parola, le ha certamente
regalato una nuova rotta su cui muoversi più innamorata di prima: perchè la volontà va oltre, e ti porta fino ai limiti per permetterti
di guardare cosa c'è al di là.
A me è andata così.
Avrei voluto che foste con me per vedere il vostro "andare oltre": mi auguro che ci riusciate, se non l'avete già fatto. Laggiù c'è un nucleo
d'energia che è un peccato sprecarlo.
Vi voglio bene.
A.
commenti: 1
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Come un'aquila
spedito da: Gennaro
Data: domenica, 20 settembre 2009 - ore 18:24
Il ricordo di un evento che ha permesso l'incontro di tante culture legate da un comune scopo, viaggiare in bici. Non ho mai capito e mai capirò lo spirito che anima questi viaggi, non ne sono capace. D'altronde, raramente, sono riuscito a percepire il desiderio di alcune persone a cimentarsi in imprese al limite della realtà inseguendo un sogno.
Allego anch'io un ricordo di quel viaggio, qualcosa che scrissi solo alla fine, quando l'eroe era tornato al sicuro.
"La realizzazione di queste pagine mi hanno reso partecipe di un viaggio incredibile.
E' strana la responsabilità che si sente nel seguire una persona che affronta un viaggio simile in solitario. A volte preoccupato, altre emozionato, altre ancora felice di aver contribuito giorno per giorno ad informare gli amici sugli spostamenti del nostro amico comune.
Da parte mia è stata un'esperienza coinvolgente che mi ha fatto scoprire il piacere di viaggiare con la mente su un isola lontana e affascinante seguendo dall'alto, come un'aquila, un ragazzo in bici."
>>torna a casa...
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