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Fausto Coppi e mia nonna (non è mai troppo tardi)
spedito da: Andrea
Data: sabato, 2 giugno 2012 - ore 21:50
Sto scrivendo da un hotel montano a 2200mts di altitudine nel mezzo del Parco nazionale dello Stelvio. Il motivo per il quale mi trovo in questo posto è per il percorso di allenamento che sto seguendo in vista del raid sudamericano. La posizione di questo luogo è sul lato dello Stelvio che guarda il trentino, a sette chilometri dal passo dello Stelvio meglio conosciuto dai ciclisti come Cima Coppi, appunto. Il campionissimo qui si esaltò in anni nei quali anche i miei genitori erano poco più che bambini; ad oggi è ancora lo sportivo che traduce in modo più efficace il concetto di leggenda. E Fausto vinse un giro d'Italia proprio facendo il vuoto su queste rampe assassine, ovviamente in condizioni tecniche oserei dire primitive rispetto a quelle con le quali tutti oggi, compreso il sottoscritto, si avvicinano a queste montagne. E così, stamane, dopo una colazione che sembrava dovessi partire per una traversata oceanica, decido per la scalata immediata. Alzando gli occhi verso la cima la situazione era più o meno questa: un disegno a zig zag contro la parete verticale della montagna. Mi sono ampiamente interrogato sui motivi che stavano per scaraventarmi in un autentico massacro ma come al solito gli interrogativi erano insulsi e privi di fondamento. Morale della favola, su in tre quarti d'ora circa, senza troppo dolore, con la colazione che non ne voleva sapere di stare giù e con un discreto carico di acido lattico fresco nelle gambe. Una volta su, il tempo di godere dell'effimera soddisfazione, dopodichè l'insana decisione (anche perchè non è che poteva finire lì, questo lo sapevo già): fiondarmi a Bormio, venti km più in basso e dopodichè risalire nuovamente in cima. Così sono schizzato verso il fondo valle a velocità da autovelox pur fermandomi alla bisogna per fare stretching ed evitare che le gambe diventassero di marmo. A Bormio, mi rendo conto del dazio che stavo per pagare per tornare su. Pendenza media del 7% con punte del 14% e oltre, il tutto per un paio di decadi chilometriche. Ma ancora una volta, non è che potesse finire lì. E qui invece è iniziata la vera giornata. A trentotto anni (fra un mese e mezzo) non avevo ancora affrontato la Cima Coppi e non perchè sia un appassionato dovevo farlo (l'agonismo ciclistico mi fa cagare) ma perchè Fausto meritava questo e altro, per quello che ha rappresentato e per l'Italia che era ai suoi tempi: il tutto, per un patriota come me, il 2 giugno, festa della Repubblica e a valle di quest'ultima considerazione, sarei stato pronto anche a beccarmi un colpo di fucile e crepare su quelle montagne, immaginando un quindici-diciotto moderno. Già dalle prime rampe ho smesso di sorridere e scherzare: mi si è piantato il solito ghigno di sofferenza ottusa e ho iniziato a frullare l'asfalto con le gambe che ogni tanto mi ricordavano che avevano già lavorato per mezzo chilometro di dislivello a prima mattina. E vabbè, chilometro dopo chilometro iniziavo a trasfigurarmi, in preda ad una fatica epocale, con i muscoli che lottavano contro gli istinti di sopravvivenza che la mente imponeva loro, pur di riportarmi da dove ero sceso. Quando si affrontano salite come lo Stelvio, senza additivi chimici nel sangue ovviamente, vai in contatto con un mondo superiore che non potresti percepire normalmente. E' la parte della bicicletta che mi piace di più,il momento supremo, dove tutto prende un senso compiuto e capisci perchè sei innamorato di quell'ammasso di metallo e gomma che è un vero e proprio mezzo di tortura. Aggiungendo l'altitudine che ad ogni rampa ti porta una quindicina di metri più su in verticale, il gioco è fatto. Tutte le barriere cadono, la sensibilità aumenta a dismisura e percepisci di tutto, sei isolato dal mondo esterno, solo il sangue che pompa nelle tempie e la speranza che il cuore regga fino all'ultimo metro. Ed è così, che al bivio per Santa Maria, in Svizzera, quando mancano ancora tre chilometri e rotti alla cima, con una sete psicologica abominevole e la morte nelle cosce, quando il gioco d'equilibrio tra la resa e la volontà a non mollare è tirato al massimo, mi viene in mente mia nonna e le sue spremute di limone al rientro dalle mie pedalate irpine di passata memoria. Quelle fatte con il coltello e la pacca di limone tenuta stretta a pugno: senza colino, con i semi dentro, direttamente nel bicchiere, condita con un cucchiaio di zucchero e rigorosamente tracannata nel perfetto rispetto dei tempi da congestione. E lei è davvero lì, la vedo, una palese allucinazione ovviamente, che è così come me la ricordo sulla veranda di casa mia, con il suo grembiule con la scritta "delicious food", che mi incita manco fossi ad un passo dalla maglia rosa. Ed io guardo fisso a bordo strada mentre continuo a salire intontito mentre vedo l'insegna Folgore che segna il passo e la fine della sofferenza. Non posso credere che è davvero lì, ma anche in mezzo alla fatica, so bene che non può essere e così, perchè mai mi sarei fermato nè arreso, piuttosto morto ma non finito, ho preso a piangere perchè anche se sto per arrivare ai quaranta, a me il ricordo di quella donna mi stende ancora come nessun'altra cosa nella mia vita. Come mi commuovo anche adesso mentre scrivo e non posso farci niente. E una volta su, prima di chiudermi il giubbino antivento sul petto, ho guardato ancora in mezzo alla gente che mi circondava, anche uno sguardo giù nei tornanti. Ho scosso il capo, chiuso i bottoni, e mi sono lanciato verso il baratro della strada in discesa.
Ps: ieri è stato il compleanno di mia nonna, avrebbe compiuto novant'anni. Ma questa è solo una coincidenza...
commenti: 3
>>torna a casa...
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spedito da: ...
Data: giovedì, 7 giugno 2012 - ore 16:47
...non sono mai solo coincidenze...
libertà
spedito da: sister!
Data: martedì, 5 giugno 2012 - ore 21:46
sei la mia libertà! sei la mia prolunga verso quello che vorrei fare e non faccio.
riesci ad essere quello che sei nella tua follia più totale, sei un esaltato, mi fai piangere e ridere nel giro di un secondo e ti amo per questo.continua così e non cambiare mai.
Miii compi già 38 anni?
spedito da: Chissa'
Data: martedì, 5 giugno 2012 - ore 17:38
Complimenti per la megasalita! Mi è venuto il fiatone leggendo.. mai ci potrei riuscire.
Forse inconsciamente la stavi pensando tua nonna.. anche se a volte i ricordi si presentano così, senza preavviso, come un fulmine a ciel sereno.
>>torna a casa...
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