La scrittura che salva la labile memoria.
spedito da: Andrea
Data: domenica, 17 marzo 2013 - ore 15:26
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In una giornata opaca nel tempo e nell’anima che passai verso Maggio con lei, sdraiati su una spiaggia di sassi a Positano, ricordo le parole di definitivo commiato che la sua speranza agonizzante le fece proferire un attimo prima di andar via: "io spero per te che tu abbandoni questa insulsa ostinazione verso qualcosa che non c’è. L’amore come tu lo vuoi non esiste, è una maledetta utopia non lo capisci? Prima ti invidiavo per questa tua fermezza, desideravo non averla mai voluta perdere neanch’io, ma ora dopo averti conosciuto e vissuto sulla mia pelle quanto ti ostacoli nell’essere più spontaneo e adattabile alla realtà non credo di essere stata troppo sfortunata."
"In cosa?"
"Nel perderti"
Poi, togliendosi i capelli dal viso e assumendo un’espressione di pietà aggiunse: "spero davvero per te che tu riesca nella tua impresa ma fossi in te ci rifletterei bene prima di lasciarti scappare via tutto quello che di potenzialmente buono ti passa per le mani e che è comunque lontano anni luce dal tuo quadro perfetto." Sai che sensazioni provai a quelle parole? Beh, le stesse cose che provò lei nel dirmele. Pietà per il suo disincanto e certezza che se mai avessi avuto qualche flessione nel mio disegno di vita, dopo quello che avevo ascoltato non ne avrei più avute.
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