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Addio al bus 142 dove morì McCandless
spedito da: Andrea
Data: domenica, 2 febbraio 2014 - ore 12:44


Vogliono spostarlo a Healy, sulla George Parks HWY, in elicottero, toglierlo da lì il bus perchè attira troppa gente inesperta che finisce male, nel tentativo di guadare i torrenti che diventano artigli di morte lungo lo Stampede Trail. Non è stata la mia Alaska, io deviai all'interno, sulla Denali, lasciando la George P. HWY all'altezza di Cantwell, perchè volevo solitudine, ancor più di quella possibile in un territorio come quello, lontano dai turisti e dalle carovane a caccia di orsi e natura selvaggia da dietro i finestrini. Ero lontano chilometri da Healy mentre risalivo verso nord la Richardson HWY, sul versante est, tagliando la latitudine della piccola cittadina del Denali park. Eppure mi fermai, al Delta Junction, per sentire il vento che portava sensazioni trascese da ogni significato, come m'ero abituato in quel mese passato; cercavo di percepire qualcosa, lo spirito che stava soffiando in quei giorni su quelle terre che mi accompagnavano mentre mi inoltravo sempre di più nel nulla. McCandless era ormai vento nel vento, proiettato nella sua stessa leggenda, un'incarnazione di un concetto primitivo come quello della libertà assoluta, l'insegnamento folle che aveva lasciato in eredità, la parabola sull'essere umano e le sue contraddizioni irrisolte, il mito del rapporto con la madre terra, qualcosa di abominevole nel tentativo di contenerlo davvero dentro un solo, piccolo, essere umano. Eppure, mentre i venti di sud est soffiavano freddi alle mie spalle, coadiuvando il mio andare, sapevo che lui mi guardava, che tutta quella sofferenza non era stata prodotta invano, che sebbene non sarei stato redento, per lo meno avrei fatto mio un pizzico di quel senso assoluto e tentato di migliorare me stesso e gli altri.
Oggi, mentre leggo di queste cronache "turistiche" e mi confronto con il quotidiano, mi verrebbe da dire a Christopher che non ho fatto un bel lavoro da quando lasciai le terre che lo abbracciarono per sempre per tornare nel mio "futuro certo" che lui stesso aborriva come "devastante per l'animo avventuroso". Questo non vuol dire che quel mese dell'agosto 2010 non sia servito a nulla ma sicuramente l'insegnamento del ragazzo avrebbe meritato di più da parte del sottoscritto. Sono stato lì, ho sentito il vento e la pioggia e il freddo cercare di ostacolare il mio obiettivo, sono arrivato dove volevo, attraversando tutto il territorio, cercando l'essenza di quello spirito conservato così gelosamente dalla madre terra che aveva voluto ammaliarmi con il richiamo dell'ultima frontiera al quale non poter resistere. Eppure non ho saputo davvero fare il salto, posizionarmi a modo nel caos e scegliere la strada giusta. Sempre incerto ai crocicchi, tutto il contrario di come ero stato sulle piste battute del bush. Perdonami Chris, dico davvero, proverò a far meglio sperando che tu abbia trovato nell'oblio la pace e la serenità che cercavi.

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