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Italia giallabianca 2
spedito da: Andrea
Data: martedì, 5 agosto 2014 - ore 7:41



Qui si raccolgono gli scritti di IGB2 per chi non ha una pagina FB e non ha potuto leggere neanche la pagina pubblica di FB su IGB.
Poco male: qui trovate tutto, niente escluso.
;-)

commenti: 19

>>torna a casa...


Titoli di coda
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:39


Questi due anni sono stati molto intensi, il successo di Italia giallabianca sta nella sua anima e nelle persone che hanno contribuito a farla venir fuori. Cito in ordine sparso.
I pedalatori che hanno condiviso più strada: Antonio Schettino, Luigi Spagnuolo e Joyce Casalino. Uomini, amici, pedalatori, viaggiatori, combattenti, persone straordinarie, sempre "in viaggio" solo su strade diverse. Ci rivedremo a breve.
Luca limone, nell' "elite" (come ha detto lui) sfortunato all'esordio, tradito da un ginocchio capriccioso ma presente nel Chianti più duro; Isidoro Siniscalchi, un cicloviaggiatore vecchio stampo, nocchiero dell'inferno nolano.
"I ragazzi di Venosa", gente fatta di una pasta tosta, volitiva, gente, si direbbe oggi, di altri tempi, gente che ti fa sperare in un mondo migliore: Giuseppe e Raffaele Minutiello, in prima fila dalle origini di IGB, con rispettive famiglie, Milena e Loredana, Luciana Laurano, Alessandro Ciavatta e Antonella, Michele "the wall" d'Amelio e il gruppo tutto di ZHeroEmissioni.
Marco Galati, Carmelo Catalano, Fabio Consoli, in ragazzi della Bottega della Bici, Marco e Stefania, sezione meridione, che l'anno scorso divisero strade e storie (quest'anno le cronache) al pari di Serena Carazzai e Stefano Rizzioli, sezione nordest.
Fuori dalla strada ma, quest'anno sull'onda di quello passato ancora e di più: la famiglia Gaudiero che ci ha accolto con uno spirito antico di ospitalità, nel mezzo della piana piemontese, grazie infinite a Pasquale e Patrizia e ai loro figli. Paolo e Stefania, Antonello e Mariangela, Clemente, Vincenzo, Salvatore e Mariangela, Regina, Luigi Buongiorno per la compagnia a cena, a pranzo, anche solo per un saluto. Menzione speciale merita Roberto: al pari della regia RAI al Giro, sempre a seguirci in diretta, sottolineare i luoghi e le pause, incitarci e darci la scossa, oltre che sedersi al tavolo di Radda in Chianti e onorare la cena con tutto il team. Un abbraccione e un arrivederci. Dora, la madrina del progetto che ha costruito con solidi mattoni tutto il circo che ne è seguito. Se abbiamo conosciuto la gente che sappiamo, il merito è tutto suo. Clorinda, che ha curato la scelta dei pernotti delle due edizioni - location e servizi stupendi senza svarioni geografici! ;-) . Ancora, l'immensità di Gennaro Capone, ancora una volta con colpo da maestro al limite con il soprannaturale, colora una sera delicata a Bisaccia, ri-portando nella vita del sottoscritto l'inossidabile Max Manjola dopo quasi sette anni.
E in ultimo ma non ultimi, tutti coloro che hanno seguito la carovana di italia giallabianca sulla medesima pagina di fb con i commenti, i mi piace e le letture.
Stavolta è davvero tutto. Domani si rientra ad Avellino con mix treno-bici. Dopodichè sarà di nuovo vita reale, sarà di nuovo strada.
Andrea De Gruttola, da Otranto per IGB2.



Andiamo a chiudere
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:39


Gli ultimi km sono stati al di fuori delle aspettative. Ne' migliori né peggiori, vibranti e frizzanti e, termine che mi piace da morire, definitivi.
Non sono stato un cicloviaggiatore, lontanissimo dai tempi dilatati e dalla sorpresa degli incroci, dall'andare lento e dal sale della scoperta. Lontano dalle filosofie dei miei compagni di viaggio. Forse devo loro chiedere scusa chissà ma questa è stata la mia interpretazione di questo secondo capitolo. La strada è stata ancora una volta il campo di battaglia dove scontrarsi coi propri demoni e soltanto il vuoto spossante dello sforzo prolungato appagava davvero a sera. La strada per la strada, l'uomo e l'impegno, la forza e il movimento perpetuo, la pausa per ripartire, la distanza metro di paragone. La lotta con le paure, la rabbia scaricata sulle pedivelle mentre ci si sollevava contro l'ennesima scortesia della pendenza. Ma tant'è, mi piacerebbe che il progetto di Italia giallabianca facesse da volano per tutti coloro che tentennano sul sentimento pedalatorio o per coloro che cercano nuovi stimoli per andare. Che l'aggregazione e il risvolto straordinario generato da questa iniziativa sia stato importante per chi l'ha vissuto e seducente per chi l'ha seguito da lontano.
Il faro sulla scogliera di Punta Palascia è stata una stupenda chiusura; abbacinante bianco contro il blu del cielomare così come i miei desideri; fermo e immobile come la dorsale dei miei valori; abbandonato, in ultimo, come le mie speranze nella corrente del tempo. L'ho osservato a lungo il faro, squadrato le linee, respirato il vissuto di un fu che non conosco. Mi sono quasi commosso, come sempre alla fine di un viaggio in bici, quando la maestosità degli elementi riduce la mia dimensione di misero essere umano. Il mare ha cercato di farmi capire che la vastità non è sempre sinonimo di libertà, così come la strada non può esserlo per la lotta; c'è una irrisoluzione di fondo che mi sfugge. Ed è nel tentativo di afferrarla che continuerò a viaggiare, finché in una qualche maniera me ne ritroverò qualche brandello tra le dita.
[Continua]



IGB2 commento alla 17° tappa - Manduria - Otranto Punta Palascia
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:37


Ancora una volta, per l'ultima volta, la tappa è stata priva di spunti "turistici". Da queste parti, progettare una strada è un gioco da ragazzi: prendi la cartina e tiri una riga, voilà! Così, per quanto ce la prendessimo comoda, siamo andati spediti, con ben pochi momenti memorabili. Provo a metterli giù. La prima parte della tappa, da Manduria fino a Lecce, l'avevo disegnata su delle trazzere in mezzo tra due statali. Ad un tratto il fondo diventa sterrato e si ricomincia col festival della lotteria foratura, per fortuna ce ne usciamo senza danni. La cosa incredibile è che in mezzo a quel nulla fatto di vigneti misto tavola e da vino, tra la polvere e gli arbusti arsi dal fuoco, le pietre e gli sguardi piallati dei contadini, ad un tratto, su una biforcazione di sentieri ci ritroviamo di fronte una lapide che segna il punto del ritrovamento del corpo di Sarah Scazzi. Io e Raffaele ci guardiamo attoniti per la coincidenza e devo dire per la sensazione che ci provoca. Mi guardo intorno e cerco di non produrre pensieri banali per una pietas del terz'ordine ma una vita umana è una vita umana e l'assurdità di quella morte, in mezzo al mare di assurdità che l'essere umano è in grado di produrre, mi strappa un sospiro carico di dispiacere. Riprendiamo la marcia fino a Lecce dove arriviamo per pranzo. Giro del centro storico per ammirare ancora una volta il barocco dell'architettura della città salentina che tanti turisti attrae ogni anno. A pranzo, tanto per stare leggeri, ci infarciamo di una specialità leccese, la Piscialetta. Trattasi di pasta di pizza a compressione strato arenaria, con un peso specifico da pietra ornamentale. Il tutto con inserti di pomodoro e cipolla...la ripartenza è da riaccensione centrale nucleare. Riguadagnamo le campagne salentine sotto un cielo totalmente sgombro di nubi. La teoria di paesini attraversati ci proietta in atmosfere da Messico di frontiera: case basse, bianche per la maggiorparte, finestre sprangate e assenza totale di forme di vita. L'asfalto è una pietra ollare per le gomme che ormai stanno finendo il loro compito. Un brivido mi piglia quando, nel sollevarmi dalla sella per scavallare un dossetto, mi accorgo che la ruota posteriore sta andando fuori asse per il mozzo che pare cedere ormai sotto il peso del lavoro fatto negli ultimi anni. Terrà fino alla fine senza ulteriori patemi. Gli ultimi km sono, come previsto, con vento contro sostenuto ma Raf Landini Minutiello traina che è una bellezza. Punta Palascia è fuori Otranto di qulache km. Arriviamo con un ultimo spunto di fatica di fronte alla Porta d'Oriente dove, ad appena 74km in linea retta, c'è l'Albania. L'ultima immagine è il faro, la struttura bianca, solida seppur abbandonata, il cielo azzurro, la scogliera frastagliata a picco, il mare di sotto. E la fine dell'ennesima avventura a pedali...
[continua]



IGB2 commento alla 16° tappa -Matera - Manduria
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:36


Penultima tappa. Di comune accordo con Raffaele, giungiamo alla conclusione che la tappa odierna è stata un'autentica stracciata di palle. Per più di un centinaio di km non c'è stato un solo scorcio decente degno di nota. In compenso il caldo afoso e il degrado atteso della cerchia tarantina ci ha proiettato in atmosfere da Delta del Niger; in arrivo da nord ovest, in 5km sono concentrati: termovalorizzatore, polo petrolchimico di raffinazione ENI e il mostro dei mostri, l'acciaieria ILVA. Agli svincoli della zona descritta, la polvere rosso-morte ammanta tutto: guardrail, asfalto, muri, arbusti insomma tutto. Come sempre lo squallore è il carburante numero 1: RafMinus innesta la sesta e parte in una progressione mortale che stronco prima che il calore stronchi noi. Dopodichè entriamo in città con la scimmia sulle spalle. Decidiamo subito per il centro storico della città vecchia per immergersi in qualcosa di folkloristico. Personalmente mi sembrava di stare a Forcella soltanto con parlata pugliese ma tant'è. Individuo una salumeria per i soliti panini e ci imbattiamo in un autentico salumiere artigiano. Venti, dico venti minuti per preparare un paio di panini prosciutto e galbanone. Dopo un quarto d'ora che Raffaele era dentro mentre io piantonavo i mezzi ho iniziato a preoccuparmi. Invece il tipo aveva una flemma al limite con l'inedia. Finalmente partorisce e possiamo andarcene a mangiare. Nella nostra personalissima solitudine, orfani dei milord di ieri, Raf si da da fare per non farceli rimpiangere: dopo aver fatto fuoco si giustifica dicendo:"ieri tutti attivi, oggi tocca a me". QuasiZHeroEmissioni.
Dopodichè è Manduria con quasi 4litri di liquidi a testa per non evaporare in strada.
Domani gli ultimi cento km scarsi ed è finita. Punta Palascia è ormai vicina.
Per IGB2 da Manduria, Andrea De Gruttola.



IGB2 commento alla 15° tappa - Venosa - Matera
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:35


Dopo i fasti @ Minutiello's city, stamane si riparte in quattro (con quinto che aspetta lungo la strada). Siamo io, Giuseppe e Raffaele Minutiello e Alessandro Ciavatta. Tutti fanno parte del team ZHeroEmissioni, squadra venosina di cui parleremo ampiamente fra qualche riga.
La tappa va veloce dato che le altimetrie sono pressoché nulle. I paesaggi sono quelli delle Murge, dove attraversiamo territori che ricordano quelli americani. L'apice lo tocchiamo nelle Murge di Gravina: l'ocra avvolge tutto, masserie sparse ovunque, senso di vuoto intorno e spazi a contenere. Come sempre mi succede sui drittoni a perdita d'occhio, subito mi torna in mente la salita di Calama in Cile, nell'attraversamento del deserto di Atacama. Poi mi ricordo che la sera prima a cena mi sono scofanato un piatto non omologato di urcchiett' cu sasiccia e fung e capisco che l'accostamento non ha senso. In ogni modo quella tensione allo spazio aperto c'è, la gamba pure e allora andiamo che è una bellezza. Il quinto del gruppo è lo stesso Golem di ieri: Michele, Mike the Wall, d'Amelio. Michele ci aspetta in un incrocio dimenticato da nostro signore, sotto una quercia. Quando siamo al punto d'incontro, per un attimo non realizzo chi è Michele e chi la quercia finché il primo non si fa una risata e allora tutto s'aggiusta. Noto che porta le chiavi di casa attaccate al collo, tipo bambino. Lui spiega che l'ha visto ad uno durante una gara ma io non intendevo discutere di questo bensì la "catenina" usata allo scopo: praticamente la stessa che si utilizza per chiudere cancellate interpoderali. Lui sorride ed io penso che sono amico suo e che lo stimo, a prescindere. Per descrivere il resto della giornata dobbiamo prima introdurre il team ZHeroEmissioni però (o perlomeno quelli in strada oggi, tutti tranne me). Probabilmente nella mente di Milena de Musso e Alessandro Ciavatta (che era in strada oggi) il nome del team (da loro l'idea), dal piglio creativo non indifferente, doveva avere a che fare soltanto con riferimenti "green" e similari, senza ulteriori doppi sensi facili. Invece...chiacchieravo amabilmente con Raffaele "Landini" Minutiello quando alle mie spalle una detonazione. Là per là non registro ma qualche istante dopo realizzo: Giuseppe Minutiello, di cui collego il perchè della foto profilo dopo che la moglie gli aveva affibiato il soprannome di "bulgaro" per via del baffo foggiato appunto nello stile tipico di quel paese, si era reso protagonista di un rutto disumano, da replay, per poterne valutare l'autenticità. Essendo che dietro di me al momento della deflagrazione c'erano solo lui e Alessandro, non conoscendo (ancora) quest'ultimo non ho avuto dubbi sulla paternità del gesto. Mai valutazione fu più superficiale né sbrigativa. Evidentemente l'avvocato romano, preso coscienza dell'unica possibilità odierna di guadagnarsi il posto nelle cronache di igb2, non perde tempo. Alla pausa pranzo di Altamura (75km nella prima metà della giornata), la situazione che si presenta è la seguente: guantiera di focaccia sudante olio al pomodoro, nodini di mozzarella fresca, bibite, ovviamente, gassate. La chiacchiera è fluida, inziamo a sganciare gli ormeggi e nella deriva, si perdono le rotte. Il sottoscritto, tanto per dire la sua, replica alla cannonata del Minutiello di prima dopo aver gradito lo spuntino. Ma non c'è neanche il tempo di godersi il primato che dal gruppo arriva un'esplosione: Ciavatta rompe gli indugi e tira un mega-rutto da far impallidire il genere umano. Io resto basito ma contento per il pieno svolgimento del festival dello sbraco. Ultimiamo così i km mancanti a Matera su una superstrada di "recente" fattura veloci veloci per evitare d'essere stirati. In città, puntiamo dritti ai sassi (non nel senso contro le pietre ma al famoso rione storico della città, patrimonio mondiale dell'Unesco). Belvedere, foto di rito e stupore totale di fronte allo spettacolo di questa testimonianza storica, teatro anche di film di un certo spessore. Inizia anche a piovere mentre noi sorbiamo una bibita di rinfresco in un bar a due passi dal belvedere. Errore fatale: il conto è ai livelli del Florian di Piazza San Marco come fa giustamente notare il Ciavatta. Decidiamo allora un tour dei sassi in bici e ci inoltriamo. Esperienza notevole. Si fa sera vagando in attesa che ci raggiungano le mogli dei ragazzi che tornano a casa. Tutti a cena in masseria fuori Matera (e che cena) e saluti definitivi a ridosso delle ventitré. Finisce la due giorni Lucana con grande affetto e ringraziamento verso l'ospitalità dei ragazzi e con la certezza che certi tipi di valori ci sono ancora a saperseli cercare e, soprattutto, guadagnare.
Da Matera, Andrea De Gruttola per IGB2.



IGB2 commento alla 14° tappa - Bisaccia - Venosa
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:34


E venne il giorno di Venosa. L'ultima tappa dei gesti altimetrici. Alla partenza si presentano (traghettati dal padre di Giuseppe) Minutiello Giuseppe appunto e Michele "the wall" d'Amelio. Per spiegare quest'ultimo, guardate la foto di partenza: Michele ex culturista 100kg per 1.85 di altezza, in sella ad una mtb dalle ruote 29" con coperture tassellate. Praticamente un hummer versione ciclistica. Io invece mi presento in debito di sonno per via della coppia vicina di stanza che prima litiga a squarciagola intorno alle 02:30 am e poi "fa pace" altrettanto a squarciagola fino alle 03.00 am (e meno male che lui non dura oltre). Partiamo di buona lena attraverso paesaggi favolosi che sanno di frontiera, oggi si è entrati in basilicata, e saliamo e scendiamo con regolarità. Prendiamo così Aquilonia e Monteverde passando per il lago San Pietro per poi scalare il Vulture e andare in pausa pranzo ai laghi di Monticchio. Michele preme per un menù fisso, di ragione, ma riesco a farlo desistere a favore di un panino con sausicchia e provola e funghi e una mano di maionese. Solita bibita gassata di supporto e caffè a chiudere. Ripartiamo graziati dalle fronde che ci ombreggiano la risalita dal cratere lacustre e non appena scolliniamo, il calore ci avvolge come coperte in pieno inverno. Andiamo giù in picchiata dove io chiamo spesso la macchina in arrivo e la conseguente fila indiana, salvo accorgermi che il rumore che mi inganna invece è Michele che viene giù sul suo mezzo mostruoso come un tir della Scania. Una volta a Rionero, Giuseppe mi convince a fare giro largo per arrivare a Venosa, evitando il leggendario "muro di Ginestra" riportato invece sull'itinerario originale: salita a perteca senza alcuna macchia d'ombra. Riportato a miti consigli imbocchiamo la nuova ruta non senza risparmiarci il solito "taglio e muraglio" ovverosia taglio dell'itinerario tramite sponta notevole che si inerpica tra sterpaglie arse e rocce roventi. Venosa è vicina ormai e raggiungiamo il paese di Orazio con gran tranquillità. All'arrivo Giuseppe offre subito una nastro azzurro di benvenuto che viene assorbita stile pianta nel deserto. Andiamo a lavarci che più tardi c'è un aperitivo raccontato col sottoscritto ospite d'onore. Un grazie ancora a Luciana Laurano e tutti quelli che si battono per far entrare la bicicletta nella vita della gente. A sera cena tutti insieme e ospite a casa di Giuseppe. Ancora una volta si fa il pieno di ospitalità così come solo nei paesi è ancora possibile e genuino.
Siamo nella direttrice sud-est adesso: l'obiettivo è a tre tappe soltanto.
Da Venosa, per IGB2, Andrea De Gruttola.



IGB2 commento alla 13° tappa - Avellino - Bisaccia
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:34


Si parte da casa col rinforzo. Giggi alla fine opta per una scorta fino a metà tappa: la cosa mi fa contento e così andiamo allegri fino al passo di Mirabella. Alla fonda di Calore sento chiamarmi dalla strada ed è ancora l'ennesimo piacevole incontro che si materializza: Luigi Buongiorno, poderoso grimpeur che non è riuscito a pedalare con noi, ci offre un caffè prendendosi una pausa dal lavoro di qualche minuto. Salendo sul passo a Mirabella tento la sorpresa al mitico Walterone dello Iacono che gestisce il negozio di ciclismo Bicyclery dove, vent'anni fa iniziai a imparare i rudimenti del viaggio in bici. Purtroppo il nostro non c'è, sarebbe stato un colpaccio. Proseguiamo su saliscendi al 14% e poi non ce n'è più, siamo a Grottaminarda, Giggino torna indietro. Lo abbraccio con affetto sapendo di rivederlo presto. La separazione avviene proprio quando inizia il bello: l'alta Irpinia mi sta aspettando a braccia aperte. La strada inizia a salire, la vegetazione ad aprirsi, l'aria a fermarsi. Il cielo sembra opera di Matisse ed io vengo su che è una bellezza imperlandomi di sudore. A Flumeri decido per la pausa pranzo, un classicone: pagnotta da slogarsi la mandibola con felle 'e presutto e formaggio, ignoranza totale. Consumo il pasto con una lentezza che non mi appartiene, cerco di tenere unito il filo di quello che sto facendo ma sento che non reggerò ancora molto. Riparto di buona lena. I paesi si susseguono regolari ogni cinque sei km. Ad un certo punto sparo un paio di colpi di trombetta e il suono si perde nell'aria immota, davanti e dietro non c'è più nessuno a commentare o farsi due risate. Per un istante mi cala un drappo di magone addosso. Lo scaccio via con un sorriso e vado avanti. I paesaggi sono incredibili con i valloni ai lati del crinale su cui sto pedalando che declinano il territorio a perdita d'occhio. La luce e l'aria limpida mi strappano pause continue e andature himalayane per ammirare lo spettacolo. Utilizzo le numerose fontane per tenermi fresco che l'arsura è notevole devo dire. I pensieri scappano come bambini impazziti nella mia mente, la mezza giornata in solitaria è sufficiente a risvegliare onde emotive non facili da gestire. Una curva su un buon asfalto ti porta su, una su quello dissestato fa esattamente il contrario. A qualche km dalla fine, la strada mi fa un cadeau: si esce dalla provinciale, piombata a fondo valle e risalita da sherpa, solito, con strada bianca di toscane memorie, ruota che piglia 'i lisci e festival del tafano in danza. Me ne esco con due punture e svariati santoni mentre dinanzi mi si palesa Bisaccia Nuova. L'attraverso come si farebbe con l'area 51: una roba da alieni. Metterei in galera chi l'ha progettata/costruita che magari esce pure che c'aveva un concept di quelli moderni e spolpa anima ma vi giuro una roba allucinante. Una mano prende, l'altra dà. Bisaccia vecchia invece è uno di quei paesi "prototipo"; casette, viuzze, armonia ovunque e soprattutto la gente per strada, sulle panchine, nelle piazze. La luce del tramonto ne esalta gli scorci ed io mi quieto. Dopodiché è ancora pura sorpresa: Gennaro Capone, amico di sempre e gran cerimoniere del progetto IGB, bissa dopo l'Aquila dell'anno scorso, la sorpresa e si presenta a Bisaccia per farmi compagnia a cena. Ma il più, è chi lo accompagna: Massimo Mangiola, mito riemerso dal passato che non vedevo da ben sette anni. Quest'anno le storie non sono solo sulla strada ma anche, con uguale intensità, al di fuori di essa, quando le gambe sono ferme e la mente si distende.
Da Bisaccia, per IGB2, Andrea De Gruttola.



IGB2 commento alla 12° tappa - San Pietro Infine - Avellino
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:33


Beh, oggi arrivo a casa. Faccio lo slalom tra luoghi comuni e racconto l'essenziale. Alla partenza dallo stupendo "La terrazza sulla storia" a San Pietro Infine gestita da Adriano (con cui ci facciamo la foto di rito - consiglio di andarci) ci lanciamo sulla Casilina con buoni ritmi (la tappa era lunga oggi). A Pignataro Maggiore si aggancia Isidoro Siniscalchi, follower di IGB e finalmente in strada con noi. Andiamo insieme fino alla pausa pranzo a San Leucio di Caserta dove su una salitina, ci raggiunge Vincenzo di Matteo, un fan di IGB non pedalatore che però ci fa compagnia a pranzo. Piadine cotto e mozzarella e piacevole compagnia. Ripartiamo a panze chiene addirittura con birretta in vena seguendo l'esempio di Isidoro e violando una caterva di regole di buona creanza. Poco male, decidiamo di abbandonare l'itinerario prestabilito a Maddaloni: invece di salire per Baiano, optiamo per il vallo di Lauro dove avremmo salutato Joyce e lo stesso Isidoro che abitano in zona. Questi ultimi diventano gli "autisti" disegnando l'itinerario attraverso il vallo di Lauro. Il passaggio per il nolano è roba triste e gia vista centinaia di volte. Il degrado intorno mette voglia di levarsi da lì belli veloci. E così, tra un colpo di pedale e una battuta, raggiungiamo il bivio per Domicella. È il momento del saluto a Joyce che ci lascia per tornare a casa. È un incrocio, triste e anonimo ma come già accaduto altre volte, diviene teatro di momenti che toccano anche se facciamo i tosti e andiamo avanti. Rivedremo il vate di Domicella in vesti "civili" non appena possibile. Qualche timida goccia d'acqua tenta di trasformare l'ultima salita, quella di Santa Cristina, nel solito sforzo epico e invece rimarrà soltanto un tentativo abortito. Ed è proprio prima della salita che Easydoro, proprio di Lauro, termina il servizio scorta lasciando me e Giggino a rimuginare sulle nostre riflessioni mentre guadagniamo la colma per poi piombare ad Avellino. L'ultimo divertente incontro ce lo regala il caso puro e semplice: Marco Manidiforbice, superfan di IGB già dalla prima edizione e noto artista del taglio capelli Avellinese, ci incrocia in auto, inverte ad U senza esitazione e ci selfiamo alla grande prima di ritirarci alle rispettive case/famiglie.
Domani giorno di pausa. Ci riposiamo e vedremo lunedì il nuovo assetto per la parte finale del viaggio.
Da Avellino, casa, Andrea De Gruttola per IGB2.



IGB2 commento alla 11° tappa -Subiaco - San Pietro Infine
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:32


Il ferragosto, che svacanta li posti i le strade, assetta la genta alli tavuli per farli abbuffari mentre noi scorriamo lesti e silenziosi sui colli passandovi nello mezzo ma senza disturbarili. Che sempre tristezza in core mio mi mise lo pedalar di ferrausto, pensando alle risate ed alle gioie de li cristiani intenti a divertirsi secondo le vetuste tradizioni.
È stata una tappa di trasferimento. Tre parti. La prima in salita subito a freddo per gli altipiani di Arcinazzo (brulicanti di ferragostani cronici). La seconda attraverso la Ciociaria con gli spuntelli al 17/18/19 % e un Giggino miracolosamente calmo. In ultimo la Casilina, veloce e rapida verso la meta. Nessuno spunto da cronaca divertente, qualche punta malinconica per l'arrivo Avellinese di domani che ridisegnerà i partecipanti alla ripartenza per Bisaccia; grossi pisconi filosofici dispensati nel maniero che ci ospita sulla collina di San Pietro Infine, di fronte una valle dove neanche cento anni fa creparono in ottomila e più per la liberazione dal nazifascismo.
Oggi parecchi chilometri che mi rendono stanco ma soprattutto non ispirato (anche per la mancanza di spunti dei miei sodali) e che mi fanno chiudere qua il commento di oggi.
Prima di chiudere però, un saluto ad un amico di IGB, Clemente Verrecchia che anche quest'anno si palesa al limite di Venafro per salutarci con affetto.
E da San Pietro Infine, Andrea De Gruttola per IGB2.



IGB2 commento alla 10° tappa - Fiano Romano - Subiaco
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:31


Ancora episodi. Si ritorna in montagna con arrivo a Subiaco costeggiando la piana romana con al centro la capitale. Cielo semicoperto (ideale) e strada sul crinale a mezz'altezza.
La giornata inizia mesta: perdiamo un altro componente del gruppo. Luca non ce la fa, il ginocchio si è gonfiato e non gli permette più il gesto pedalatorio. Foto di gruppo solita e subito due direzioni diverse: noi a sud est, Luca alla stazione di Fara Sabina per l'interregionale del rientro. Ancora una volta le prime pedalate sono di assenza totale per gli amici che ci hanno lasciato. Poi siamo di nuovo noi, il trio della seconda metà dell'anno scorso. Tanto per ribadire il concetto, la prendo alla larga, tenete il filo mi raccomando. Dunque, comincia tutto a Palombara Sabina, in pausa fontana: Joyce dà retta ad un vecchietto ciarliero che tralatro cacaglia come un ak47 inceppato. Secondo quest'ultimo, il peccato originale sta nel patto fatto da Mussolini con i tedeschi durante la seconda guerra mondiale: senza quello, i crucchi c'avrebbero invaso e sterminato tipo gli "altri" e dunque il fetente popolo italico sarebbe dovuto risorgere dalle ceneri e forse averebbe avuto sorte migliore. "Scusate se è un po' forte ma io la penso così" chiude l'anziano. Per un attimo mi sembra di stare a Porta a Porta versione popolo (che poi sarebbe uguale) cosicchè annuisco più per educazione alla vetusta età dell'uomo che per affinità con la sua personalissima chiave di lettura mentre mi accorgo che Joyce è assorto con una posa da pensatore greco. Ci congediamo a fatica dal vecchio che ormai ha preso l'osso e non molla. Ed è qui che facciamo il passo in più: io cerco di stroncare il matusa e Joyce mi apostrofa confidandomi la sua passione e rispetto per i vecchietti che parlano e non finisce qui: mi annuncia un suo progetto, ancora embrionale, che prevede di intervistare vecchietti del Vallo di Lauro e limitrofi, per raccogliere storie di vita vissuta da sciorinare a mo' di sermoni educativi a beneficio delle "nuove generazioni". E qui c'è la chiusa straordinaria. Joyce, preso dall'ardore dell'esposizione del progetto, non si addona di Luigi che, dal fondo del terzetto ha ascoltato tutto. Il toro di via Fiorentino allora, mondatosi di ogni ritegno nel bagno di sudore (stile mahatma nel gange) causato dall'ennesimo pertecone al 12%, nel tentativo di esortare il giovane Casalino a godere della spensieratezza della gioventù e procrastinare siffatte esperienze geriatriche, sentenzia:" Gioiiisss, vint'anni tieni, vintiii...ma va' a mette e mane mies e' fesse!" Denotando una saggezza da vate d'altri tempi (per la traduzione, ammesso che serva, scrivetemi in privato - il decoro innanzitutto, direbbe il virgulto di Domicella).
A latere, zompo all'indietro. Di prima mattina, scavallo delicato a Montechiodato. Una procace ragazza dal panaro piacente e pizzuto, interloquisce con un gestore speranzoso di una lavanderia. Noialtri passiamo, nell'ordine: io, Joyce e Giggino. Non proviamo neanche a fingere. Parto io con un: "Uagliù, ma aviti vista a chella?" Con gesto della mano eloquente. Il tutto mentre siamo in discesa. Joyce sorride ma è sempre lui a fare il vuoto, Giggino. "Ci'avissi misa na mano 'ngulo!" Chiude il tris mentre piombiamo a valle.
La tappa va così avanti tra cambi di percorso azzeccati che ci regalano bellissimi scorci della piana romana prima di infilarci in valle e guadagnare Subiaco nella tappa più corta finora e con l'arrivo più precoce. Poco male, ci dedichiamo alla manutenzione dei mezzi e ci rilassiamo riflettendo sul pedalato e su quello che ci aspetta nei prossimi giorni. Il viaggio continua.
Da Subiaco, per Italia giallabianca, Andrea De Gruttola.



IGB2 commento alla 9° tappa - Bagnoregio - Fiano Romano
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:30


Oggi giornata piena. Ma andiamo per ordine.
Civita di Bagnoregio: la città che muore (o per meglio dire moriva). Già, perchè l'hanno consolidata geologicamente e adesso non muore piu' ma poco male, l'importante sono i turisti e i loro schei; percui la città perde ancora i pezzi, sissignore. In realtà il posto è straordinario già di suo con o senza frane aggiunte. A contorno, la signora del B&B ci dice che ci vive Crepet...vabbè(dico io). In ogni modo decidiamo per una visita a piedi al caduco borgo. Non prima però di aver salutato Antonio: e sì, il motorino di vicolo Giardinetto ci abbandona in anticipo per ragioni fisico-private-sentimental-familiari. Il distacco è lacerante come sempre ma come sempre ce ne facciamo una ragione e andiamo avanti. C'è mancato per tutto il tempo oggi, ci mancherà ancora fino alla fine.
Ma torniamo a noi. Guadagniamo il centro del borgo e non facciamo neanche in tempo a farci un giro (veramente piccolo eh?) che Giggino sentenzia:"Uagliu', io m'aggio scocciato; prima che care tutto ammocenne" (ragazzi, io mi sarei annoiato, prima che cada tutto andiamocene. Ndt) in preda ad astinenza da ciclomovimento con riferimento alla caratteristica del paesello. Cosicchè partiamo un tantino in ritardo con indolenza e con Luca col ginocchio in fiamme (la cosa porterà altri risvolti semi-drammatici). Svolazziamo senza troppa verve nella Tuscia viterbese da un paesello all'altro con pausa pranzo appanchinati (vecchio stile) con panini da muratori-est-europa e bibite gassate da rutto tellurico. Ripartiamo e finiamo nella campagna romana fino a Fiano appunto tra colori sereni e placidi clivi (e un vento scassapalle).
Stiamo attraversando l'Italia per la seconda volta, lungo una direttrice diversa dall'anno scorso ma già siamo pieni di ricordi divertenti e malinconici allo stesso tempo. Non è questo il tempo di anticipare commenti seri: mi limito solo a dire che andare è troppo bello. Non si sa dove ma l'importante è andare...
Da Fiano Romano, Andrea De Gruttola per IGB2.



IGB2 commento alla 8° tappa Montalcino - Bagnoregio
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:29


Iniziamo col dire che quest'anno con la tecnologia stiamo facendo i numeri. Dopo aver speso l'equivalente di una tredicesima per dotarci degli strumenti (sulla carta) migliori, stiamo tutte le mattine a tirar giu' autorità religiose per i vari malfunzionamenti di turno. Poco male, andiamo di strada e di ignoranza geografica che è pure meglio. Dopo le tappe degli strapponi al 15% ne usciamo tutti con un devastante sonno arretrato per mancato recupero delle forze: alla sveglia mattutina il "susarsi" diviene sempre piu' pratica da minatori del Sulcis. Luca ci regala un'infiammazione al ginocchio che lo fa pedalare solo di gamba sinistra procurandogli l'ipertrofia dell'arto. Giggino alterna stati di euforia fisica prontamente stroncati in caso di accoppiata calore-salita (e focaccia ligure ai quattro formaggi di supporto). Joyce mitiga le sue letio magistralis sullo scibile umano limitandosi a replicare chicche dell'anno scorso con novità tipo: oggi parliamo del deserto del Sahara (il tutto mentre inizia il tratto devastante verso Asciano). Antonio mostra interesse ma già con un pensiero al piede a mare che metterà non appena mollato il circo del massacro. Io vado, che scelta non ne ho e che se non arrivo a Punta Palascia nulla pare avere senso. In ogni modo, oggi tutti a solcare la val d'Orcia arsa e arida peggio del deserto del Mojave. Saliscendi da ruote 66 in pieno Nevada, aria ferma e madonne pronte all'uso. Non ci si crede, arranchiamo per chilometri su una Cassia irriconoscibile, in uno scenario da The Road di McCarthy fino ad un incredibile road bar in pieno nulla a fagiolo per la pausa pranzo. La differenza di temperatura fuori dentro è da test ciclo termico militare: le magliette si pietrificano per un effetto di sublimazione del sudore. All'uscita rientriamo in possesso della sensibilità degli arti mentre Giggino si mette a tirare sotto un sole da avvoltoi. Si teme il peggio dopo le crisi post prandiali toscane e invece il toro di via Fiorentino fende il nulla della SR2 come un ossesso. Joyce termoregola con cappellino di cotone schiacciato sulla cofana salepepe e su tutto un bel caschetto dal peso di venti tonnellate...cristo santo...Antonio invece in versione Gene Simmons dei Kiss con magliettina traforata bianca, salopette nera e culotte rosso sangue di toro. Sul capo il solito cappellino verde oliva taggiasca calcato peggio di un profilattico sul... Bene, noi si va, così fino a Bagnoregio, ovviamente non prima del solito show preserale di Giggino che bissa (dopo ieri) con la foratura a 10km al termine: messaggio di avviso su whatsapp, sottoscritto che deve tornare indietro santianno per andare a riparare il danno e intraprendere la risalita stile funicolare verso l'ennesimo pernotto in quota, al fianco del foratore entrambi stanchi della giornata ma con ancora sponte da portare a casa. E adesso vado a dormire.
Andrea De Gruttola per IGB2.



IGB2 commento alla 7° tappa - Radda in Chianti - Montalcino
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:29


Cosa resterà delle strade del Chianti è la bellezza della fatica. Evitando di scomodare epiteti "eroici" per un tracciato ciclistico (quelli riserviamoli a coloro che salvano vite umane) noi abbiamo semplicemente viaggiato attraverso uno dei paesaggi piu' belli di sempre. Io sono entrato nel solco, fino in fondo; a vent'anni pedalavo e non mi rendevo conto perchè la forza che avevo mi faceva tutto facile e per me, facile non vuol dire divertirsi. Oggi invece, vent'anni dopo, mi sintonizzo con tutto quello che c'è attorno e la fatica è il canale che preferisco. Là fuori le strade erano bianche, la polvere è entrata ovunque; là fuori le salite impennano fino in cielo e la ruota perde presa che se ti fermi non riparti; là fuori il sudore impasta e brucia e i muscoli gridano l'arresto. Là fuori sono stato uomo e viaggiatore in bicicletta. Là fuori ho visto i miei compagni trasfigurarsi di una fatica che mai avevano provato affiancata ad un mezzo meccanico, che li ha svuotati e poi riempiti di nuovo. Che li ha resi "eroi" per una giornata, che li ha fatti felici che, sebbene negheranno fino alla morte, lassu' santiavano ma a sera, in fondo a loro, quando il cibo scorreva facile, sapevano il valore, sapevano il sapore. Dovete farla almeno una volta nella vita la strada nel Chianti, voi ciclisti, non potrete piu' essere quelli di prima. Impossibile.
Per IGB2, Andre De Gruttola.



IGB2 commento alla 6° tappa - Lucca - Radda in Chianti
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:28


Ancora una volta si fa dura nel finale, oserei dire "notevolmente" dura. E sì che il Chianti ci aspettava con tanto affetto e con tanto splendore da farci quasi piangere, già...ma avremmo voluto piangere per tutto il resto non certo per gli ultimi 20km tra "sponte" al 15% a 35° centigradi ! E' andato i scena il festival dei malori, jasteme, vaffa leciti e illeciti, splendori e decadenze, il tutto beccheggiando tra i flutti di asfalto in tempeste e strade che, per la ...., sembravano disegnate da un bambino stronzo. E così, alla fine tutti su come al solito, e come al solito (e bello) ancora amici cena con vista su un pezzo di Chianti all'aperto e buon cibo e racconti di vita. Dopodichè, c'è un non detto ingombrante dietro questi commenti che, ve ne sarete accorti, non hanno la verve dell'anno scorso. Roba da viaggiatori in bici d'annata: di quando inizi a capire che le foto non possono fissare ciò che vedono gli occhi, così smetti di immortalare ogni angolo. Alla stessa maniera non serve raccontare tutto il senso, ogni volta, ogni sfumatura; basta che tutto sia sempre piu' chiaro a te innanzitutto e allora capisci che non è necessario fissare tutto nero su bianco. Oggi nei saliscendi toscani abbiamo fatto davvero tanto in questo senso. Per questo non serve dire di piu'. E domani sarà Eroica!
Andrea De Gruttola per IGB2.



IGB2 commento alla 5° tappa: La Spezia -> Lucca
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:27


Oggi siamo partiti alla "mari&monti", stile trattoria ignorante. In pratica le cose stavano in questi termini: da La Spezia a Lucca c'erano due itinerari: quello originario all'interno, Lunigiana e Garfagnana con piu' di centoventi km, nei monti appunto e tanti saluti. L'altro, via Versilia, culi al sole, bagni a mare, pianura e, appunto mare. Dall'ammucchiata in partenza sotto il portone dell'appartamento ce ne usciamo così: il sottoscritto tira dritto sui monti con Giggino che nonostante la quasi morte di ieri abbraccia nuovamente (e inspiegabilmente) il martirio. Joyce e Antonio invece fanno una scelta estetica e si fanno il mare. Morale della favola: mentre io e Giggi siamo a scalare il passo dei Carpinelli con tempo incerto, quegli altri due erano a farsi il bagno e sbafare capresi sotto il pergolato di vimini postando foto da cartolina a noialtri abbrutiti e caparbi sull'ennesima "sponta". E vabbè...
In ogni modo il passaggio in Garfagnana non è che ci abbia esaltato chissà quanto, forse anche il tempo incerto chissà, la luce che non era delle migliori, fattostà che è passato con pochi strascichi. Come al solito le perle arrivano sul finale. Giggi a tirare io dietro; schivo qualcosa con la ruota anteriore per realizzare in una frazione di secondo che è il cellulare del mio amico davanti. Incredibile, l'oggetto ne esce illeso. Da registrare il nostro che lascia sul selciato (in mezzo alla strada) la bicicletta con tutte le borse per lanciarsi a soccorrere il suo figlio adottivo...manco l'avessero tirato sotto con un tir.
A cena invece, in una Lucca stupenda e suggestiva con due nostri amici (Antonello e Mariangela) a farci da "tutori", all'ennesimo rifiuto da integralista talebano di Joyce a provare del vino ("È una cosa superflua" avrebbe detto l'illuminato di CasaManzi), Antonio, che ormai ne ha fatto una questione personale, sentenzia con: "le cose superflue non potranno mai essere un bisogno, vanno provate e basta" nel tentativo di trascinare il giovanotto all'insana libagione. Mi sono girato e giuro di avergli visto la pelata e un mantello arancione addosso...
In ultimo, si è unito alla comitiva Luca, quinto elemento del gruppo con cui ripartiamo domani alla volta di Radda in Chianti. Saremo un bel po' in strada. Stateci dietro. Un abbraccio.
Da Lucca, pe IGB2, Andrea De Gruttola.



IGB2 commento alla quarta tappa: Camogli -> La Spezia
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:26


Oggi c'è poco da dire di faceto. L'avevo già detto precedentemente: quest'anno è la strada che comanda. Significa che il senso è sull'asfalto, che non abbiamo fretta di arrivare perchè ci interessa pedalare. Ed è così che oggi si compie una tappa davvero difficile: per il dislivello altimetrico, la temperatura e il ritmo richiesto al gruppo con i giorni precedenti probabilmente non recuperati appieno. Le Cinque terre hanno messo a dura prova il fisico tutto, non solo le gambe. Ma la gente con la quale sto pedalando ha dimostrato di essere all'altezza della situazione ed io sono molto contento che abbiano raggiuto La Spezia con la soddisfazione nel cuore. E' stata una gran giornata la fuori, in mezzo a salite dal sapore alpino, con il caldo a liquefare le energie e gli entusiasmi, panorami straordinari e colori saturati. E siamo andati, com'è sempre stato in altri anni e altri luoghi, con le difficoltà superate e la gioia dell'arrivo da condividere davanti la cena. Un saluto da "Spezia", come dicono da queste parti. Direi che è il caso di andare a dormire.
Andrea De Gruttola per IGB2.



IGB2 commento alla terza tappa: Monastero B.da -> Camogli
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:25


Oggi veramente poco da dire. Sicuramente la cosa piu' bella di quest'anno è che le tappe sono variegate in modo straordinario. Nell'arco della giornata si passa attraverso differenti paesaggi e ci si confronta con strade sempre differenti. Oggi, ad esempio, dopo aver ciclato la Val Bormida, abbiamo scavallato il Turchino e piombato a riva di mare su Genova. Ovviamente Antonio, come l'anno scorso, da fuori di matto non appena vede il mare. Stavolta però, attende l'arrivo a Camogli e poi si inpioppa una discesa a mare con ventimila scalini pur di calare le braghe al fresco dell'acqua. In realtà, l'abbiamo seguito tutti per un bel tuffo rigenerante. Oggi ci vorrebbe un commento diverso, serio ma ovviamente vi stroncherei gi entusiasmi ragion percui, vi cito due tre perle dei "soliti" (in ordine sparso).
Foto di rito alla partenza. Andrea: Giggì, perchè stai sempre incazzato alla foto di partenza?
Luigi: perchè sono incazzato con la vita. (Questo per darvi un quadro dell'umore mattutino).
E tanto per concludere, alla fine della tappa, non particolarmente faticosa, sempre Giggino esclama: sono stanco di tutto, stanco di voi...mamma mia ragazzi... ;-)
Da Camogli è tutto, Andrea De Gruttola per IGB2



IGB2 Commento alla tappa 2 - Castagnole P.te -> Monastero B.da
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:25


Ed eccoci finalmente sul serioso andante...
La ri-partenza dalle lande a pannocchie di Castagnole ci regala un sequel dell'abbrutimento del sacchetto delle bacche di proporzioni epiche. Antonio sembra un bambino lasciato solo al buio a rievocare mostri sopiti: i trecento km di completa pianura in tre giorni dell'anno scorso da Bassano a Savignano s.R. Cerco di stemperare il clima dicendogli che sono solo 50 km di piano e poi ci andiamo a spaccare le gambe sui mangiaebevi delle Langhe. Non credo di aver sortito l'effetto sperato. Dopo il tentativo di Giois di spiegare a tutti che Mais si pronuncia Maìs (come direbbero a Napoli), naufragato nella disattenzione generale nel momento di portare il livello della discussione al metabolismo C4 del citato cereale (Giggino se ne esce alla domanda del professor Casalino su cosa sia il C4: "le fa la Citroen" cit.), si arriva alla pausa pranzo con uno strano attendismo nell'aria. Si commentano i tir in sovrannumero che hanno rischiato di usarci come i birilli del "buling" sulla provinciale verso Alba e si consuma il cibo in un crescente nervosismo. Il motivo è nell'ignoranza del mangiaebevi delle Langhe che ci avrebbe atteso da lì a poco. Ed effettivamente, "co' magnà 'ngopp o stuommeco" (ndt: appena finito di mangiare) inforchiamo le rampe per il decollo nelle colline. Il 10% di benvenuto alla prima salita mette subito le cose in chiaro. Il gruppo si sfilaccia, le digestioni segnano la sorte dei piu': si invoca la fine delle ostilità mentre Antonio pronuncia un "in paradiso..." al vento riferendosi all'ascesa che sembra non finire mai. Cerco di non perdere di vista la coda del gruppo come da manuale del viaggio in bici in gruppo ma diventa cosa ardua. Joyce va, Giggino versione 2.0 cerca di riscattare la passata stagione non appena l'erta diventa epica. Antonio annuncia un'imminente jastema alla Santissima ed una pausa a tempo indeterminato se dietro l'ennesima curva non si fosse appianata la strada ma alla fine siamo tutti sul crinale prima di piombare in valle Bormida e guadagnare gli ultimi km fino al "bend end brengfast" (citazione senza autore sennò...). Nel paesello non c'è un ristorante (!) cosichè la signora di un bar ci fa portare in macchina dal "ragazzo" fino ad un agriturismo fuori in campagna. Incredibile che quelli del ristorante ci danno un altro passaggio per rientrare al b&b (!). Insomma, una solidarietà cicloturistica come pochi e in appena due giorni (e poi "Piemontesi falsi e cortesi"...mai piu' giuro).
Andrea De Gruttola per IGB2



Commento tappa #1 - Bardonecchia -> Castagnole Piemonte
spedito da: Andrea
Data: sabato, 6 settembre 2014 - ore 18:24


E allora, per non perdere le vecchie abitudini, direi che il commento alla tappa è sacrosanto. Innanzitutto, per i motivi che leggerete, ieri è stato impossibile scrivere del primo giorno, così lo faccio adesso e poi seguirà il secondo giorno (cioè oggi). Ma andiamo per ordine. I partecipanti. All'arrivo a Bardonecchia, paragonabile all'espresso Mosca-Leningrado, scendono dal mostro ferrato: Joyce Casalino, già protagonista l'anno passato della seconda metà del viaggio; Luigi "Giggino" Spagnuolo idem come il precedente; Antonio Schettino, l'anno scorso nella prima parte del viaggio e in ultimo, ovviamente, il sottoscritto. Da premettere che (per una migliore comprensione dei fatti che leggerete): l'erudito di Domicella quest'hanno ha incassato esami ulteriori oltre Biologia dell'anno scorso con cui scartavetrò le giberne fino a portopalo, Metereologia in ultimo: e ho detto tutto. Giggino, dopo la via crucis della passata stagione, mentre noialtri digerivamo ancora il panettone a capodanno, era già in sella in vista dell'estate: morale della favola, 3000km all'attivo prima ancora di partire. Praticamente un altro individuo. Antonio, dopo il riacutizzarsi di ernie cervicali, una semi-ristrutturazione di casa, un trasloco, la gestione (sebbene insieme alla moglie) dell'ultimo modello del terminator TFS2011 (suo figlio insomma) e beghe lavorative varie, al netto di funzioni biologiche essenziali, riesce ad allenarsi alla bell'e meglio partendo con piu' dubbi di un filosofo pre-socratico. Il sottoscritto, come sempre ama definirsi, un soprammobile: dove lo metti, la' lo trovi (se non ci credete, provate a scostarmi, troverete l'alone di polvere) per la serie: come l'anno precedente.
Dicevano dell'arrivo in treno a Bardonecchia: pioggia e 14 gradi l'accoglienza nel lembo piu' a ovest del belpaese. Evvai, immediatamente le previsioni piu' fosche si addensano: la pioggia ci rovinerà l'esordio e i polmoni. Joyce non perde un secondo: fresco di esame col professor Mazzarella (Metereologia) si affida ad aeronautica.it e sentenzia il bel tempo contro ogni pronostico. Incredibile: ci azzecca. Pioggia zero lungo tutto il percorso e sole da arrosto. Il Leonardo da Vinci del vallo di lauro parte bene. Si montano le bici santianno il giusto senza esagerare e dopodichè si cena nello stesso ristorante dell'hotel Sommelier (leggi anche: Overlook). Il cameriere è Delber Gready e nella sala ci siamo noi quattro e una comitiva di fantasmi di soldati del 15-18.
Giorno dopo Sestriere pronti-via. Non credo ai miei occhi, tutti su freschi come rose in meno di tre ore e pronti al desco appena la picchiata inizia. Lo stupore sale a dismisura quando addirittura Joyce chiama il trenino con effetto scia e raggiungiamo velocità in valle da trenino del Bernina. Le note sono: Giggino in tenuta da fornaro, maglietta e pantaloncino bianco sporco; congiunivite cronica che lo rende orbo sul lato destro e mal di schiena latente, postumo di un'errata postura ciclistica pre-viaggio. Antonio, devoto piu' che mai, cappellino modello diaframma ginecologico e un'umiltà da profeta bibico (mai vista nell'amico di una vita) praticamente ascetico dal primo chilometro, dispensa saggezza ciclo-turistica allo scopo di imbonirsi i santi che dovranno portarlo a fine viaggio. Joyce invece, privo di scrupoli atletici (potrebbe venir su con una mano sola - e in effetti viene su senza tripla anteriore), viene sfruttato come fotografo del gruppo e altri scopi vari ed eventuali. Tronfio per l'azzeccata previsione meteo del giorno prima, stranamente sovraccarica gli zebedei il minimo indispensabile tentando di intavolare discussioni in pieni tornanti prontamente abortite dal vicino di bici di turno. Annuncia di volersi fare un selfie con una fassona, dopodichè riprende il suo aplomb solito. Giggino, che non vedeva l'ora di provare il nuovo motore, viene su regolare stile funicolare di Montevergine, dopo aver fatto la solita pasturazione (fuoriluogo) di finta-umiltà (con 3000km di allenamento nelle gambe devi venir su altrochè) sparando a casaccio vari: "mo vediamo", "non so se arrivo alla fine", un vergognoso "io prendo il treno", condendo il tutto con i soliti bofonchi equivalenti ai nostri "mah". Esaltato oltremodo, tenta il numero in discesa: nel tentativo di mettersi alla testa del trenino (già a velocità sostenuta) esce dalla scia con troppa protervia sotto lo sguardo attonito dei "vagoni"; il cappellino con logo di un'azienda che fa macchinari di movimentazione terra (?), gli vola via verso il gruppo che per scansarlo stava per rovinare a terra. Tutti usciti illesi per fortuna e Giggino rispedito in fondo al treno senza ulteriori commenti. All'arrivo, dopo aver lasciato il freddo dei monti per l'umidità della pianura, ci aspetta un pernotto con cena Luculliana dal cugino di Joyce con famiglia (Pasquale e Patrizia angeli dei cicloturisti per una notte) in quel di Castagnole Piemonte. Il contegno di noialtri è da premio nobel: gli istinti basici arginati solo dall'imbarazzo dell'ospitalità non ci evitano di mangiarci anche i piedi del tavolo e, addirittura usurpare i letti dei padroni di casa senza che noi si opponga resistenza alcuna! Ancora un immenso grazie a Patrizia e Pasquale. E con questo la prima tappa si consuma senza grossi aneddoti se non la notevole maturità cicloturistica dei miei compagni che si lasciano scorrere addosso una tappa che invece era partita tra tristi presagi. E buona la prima.
Andrea De Gruttola per IGB2.



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