Un altro saluto.
spedito da: Andrea
Data: sabato, 18 ottobre 2014 - ore 20:46
In settimana sono stato a salutare, per l'ultima volta, una persona che se n'è andata prima del tempo. Ancora una volta, desiderando che fosse l'ultima, come sempre, ho preso un treno alla mattina, sono arrivato in una città umida e slavata, i soliti afrori che odiavo già ai tempi e ne ho ripreso un altro nel pomeriggio. Come sempre accade, simili occasioni si trasformano in grotteschi rendez-vous, indesiderati, tutti spinti e addossati dalla nera circostanza, soprattutto perchè questa persona se n'è andata senza poter aggiustare. Questo pensavo, mentre tutti tenevano a freno i livori e la sconvenienza di rompere il silenzio con parole inopportune, non bisognerebbe mai andarsene senza aggiustare. Per questo mi è dispiaciuto per questa persona, perchè non ha potuto farlo, aggiustare intendo. E sebbene fossi arrabbiato anch'io con questa persona, per motivi sottili e didascalici, sono andato a salutarlo perchè, suo malgrado, mi ha accompagnato per un periodo importante della mia esistenza. Ma su tutto, mentre scalpitavo per andarmene e tornarmene da dove ero venuto, lasciando tutta quella congrega che sembrava uscita da un film di Muccino, ero sicuro che se avesse potuto tornare anche solo per un secondo lo avrebbe fatto, aggiustare intendo.
Non è bello, si direbbe in questi casi, andarsene così, in generale, ma ancora di più, senza poter tentare di riparare e riprendere a dormire senza sentirsi lacerarsi dentro.
Ciao Gilbè.
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