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spedito da: Andrea
Data: mercoledì, 22 ottobre 2014 - ore 21:24


Così alla fine è arrivata. Eravamo tutti stipati lungo la strada, alla fine, polverosa e arsa con campi tutt'intorno: io e i miei parenti, mia sorella in testa ovviamente, il marito, mio padre mia madre e mio fratello, gli zii, i cugini e tutto il parentado insomma. Eravamo lì da un bel po', ognuno intento a concentrarsi sui propri pensieri, tutti delicati e un po' ansiosi, sicuramente felici in fondo, di quella felicità che si centellina lungo il corso della vita, che si usa solo in certi momenti. Il suo arrivo è stato il punto finale per poter dischiudere quella gioia. Prima è stata una nuvola di polvere all'orizzonte ma dovevamo ancora attendere; da dove eravamo noi la strada andava dritta per chilometri quindi bisognava aspettare che l'effetto ottico svanisse e che lei si concretizzasse davanti i nostri occhi. Ma alla fine è arrivata. E quando si è fermata lì, davanti i nostri occhi, a nessuno pareva un po' vero; troppa attesa, stipata nel tempo, strappata al destino che sembrava avverso, nervi stirati dall'attesa e soltanto tanta fede, per chi credeva, certezza e tenuta della linea per chi, come me, andava di ragione. Lei era lì e salutava tutti e tutti eravamo un po' commossi, perchè scioglievamo le riserve e ci lasciavamo andare alle prospettive, mentre lei diceva "ciao" e si presentava. Eppure io guardavo mia sorella, che le aveva preparato il viaggio, l'aveva guidata fino a lì, sapendo solo lei l'itinerario, la strada che la sua creatura aveva percorso in maniera più o meno placida fino al nostro cospetto. Quanta ammirazione in quella piccola donna, mia sorella, tutta quella determinazione che porta dentro di sè, la dimensione semplice del suo vivere, così quotidiana, così rassicurante per chi, come me, non sa mai dove sta mettendo i piedi e cammina in equilibrio tutte le volte. "Sono a pezzi", pensavo mentre mi commuovevo anch'io di fronte quell'arrivo, ma ancora e di più per mia sorella, la sua espressione di fatica dopo tutta quell'attesa, la sua pancia che cresceva nell'attesa dell'arrivo, la voglia di vederla contenta senza riserve per una volta tanto. Voglio un bene dell'anima a mia sorella, penso mentre la sua creatura finalmente si dedica a lei dopo aver salutato tutti. Io non c'ero, all'arrivo, quello che scrivo me l'hanno raccontato e perciò sono felice ma anche un po' triste. Fa nulla, fra poco andrò anch'io a salutare l'ultima arrivata. Basta un treno, tutto qua.
Intanto benvenuta Claudia, lo zio già ti vuole bene senza che tu neanche mi abbia ancora visto.

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