Natale 2014 (finiamo in bellezza, rilassati come non mai...)
spedito da: Andrea
Data: mercoledì, 24 dicembre 2014 - ore 19:17
La situazione è, inutile che la approfondisca pure io, difficile (tanto per andarci leggeri).
Eppure il Natale sopraggiunge, ci investe, inesorabile, imperterrito e ci trascina via con tutto il turbinio di bontà precotta e stantia; come se ci servisse soltanto oggi per riunirci in famiglia ed essere "più buoni", come a dire: il resto dell'anno stronzaggine a manetta che tanto arriva il Natale e potete frenare e rifarvi. Fino al giorno dopo s'intende.
Intanto però, le tradizioni ci schiacciano chiedendoci il dazio ed io non mi sottraggo anche perchè la usuale chiacchierata con Giggino (quella solita della vigilia a pranzo con la pizza eccetera...) si è rivelata più "densa" del previsto (per non usare il termine "pesante" sennò poi sono sempre il solito).
Il tema di quest'anno è: "più buoni un cazzo" mutuando numerosi slogan in giro per la rete ma non solo. Lo spirito del Natale è per i credenti onesti e autentici, per gli altri, tra cui il sottoscritto, non prendiamoci in giro, è il disco verde riconosciuto per abboffate epiche dai contorni del mito, con sfilacciate oniriche e allucinogene. Epperò, in tutto questo, vanno in scena i soliti teatrini che, stavolta, non si possono proprio ignorare. E allora, quando veniamo umiliati non dovremmo mai dimenticare le nostre ragioni, (intendo, quelle che sono causa dell'umiliazione di cui sopra) anche se ci sentiamo dei derelitti, anche se siamo (ingiustificatamente) depressi e vorremmo solo che un Dio pagano ci pisciasse via in un altro universo perchè, in fondo, abbiamo umiliato anche noi, questa l'orrenda verità. Così, tra un prendi e un dai, abbiamo conversato sui rapporti, così dire, "opportunisti" cioè quelli che hai modo di ricordarti che ci sono quando la controparte ti tira in mezzo con messaggini a gamba tesa o soltanto quando il loro universo si dimentica di metterli al centro. Allora tu servi, perchè devi dire loro la parola che vogliono sentirsi dire, per carità di Dio, e perorare la loro causa persa nel tentativo di donargli nuove prospettive lungo le quali proseguire il cammino. Dopodichè, a intervento finito, rientrare nei ranghi e tenerti buono fino alla prossima. Beninteso, non rompendo le palle nel frattempo. E allora, l'augurio che facciamo a queste persone è che il loro buon momento duri il più possibile, perchè no, per sempre anche, in modo tale che mai debbano ricordarsi di noi ancora. In questo, il mio interlocutore odierno era molto più soft, invocava i rapporti umani che non sono tutti della stessa profondità, che le cose cambiano e questa è lezione di vita e via tutto il resto. Io invece mi ci faccio un fiocco con gli zebedei e voglio rimanere bello incazzato con questi mentre il buono che ho, me lo tengo per i familiari e per tutti quegli amici che invece sanno anche farti uno squillo alle volte per chiederti anche solo come stai, e non stare solo a pensare ai propri cazzi punto e basta. Qualunque cosa accada a se stessi e alla vita tutta.
Ma questa non è materia da social n'è vero?
E allora sediamoci a tavola e cerchiamo di limitare i danni, in tutti i sensi.
Buon Natale.
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