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Dal treno (a ridajie...)
spedito da: Andrea
Data: domenica, 5 luglio 2015 - ore 18:6


Sulla banchina dei treni è sempre la stessa (stupenda) scena: lei e lui si abbracciano, si baciano con piccoli rapidissimi schiocchi di labbra, si suggellano patti verbali che nemmeno in fase di contrazione di mutui bancari, soprattutto si guardano come se non ci fosse una dimensione al di fuori del loro cono visivo. Poi arriva il momento: uno dei due deve salire sul mostro a rotaia. Di solito è lei (nelle mie statistiche di viaggio) ma oggi è un lui. Lei rimane sulla banchina mentre lui, da dietro il vetro fumè sussurra parole dolci incurante degli altri, di quella incuranza che solo l'amore può donare; lei, memore dei corsi di sopravvivenza sentimentale, legge il labiale del suo amore portandosi i palmi delle mani al petto in un apocrifo gesto di valore assoluto. Ma attenzione il treno non parte: un ritardo interviene a scombussolare il copione. Lui allora approfitta e continua a dirne di ogni finché il ritardo non manda la poveretta in saturazione: è dramma. Lei, dopo aver battuto due volte il pugno chiuso sul cuore e indicato con l'indice il lui al di qua del vetro, scoppia in un pianto sconsolato tipo mogliettina di milite destinato al massacro. Lui allora appoggia le mani al vetro nell'unico gesto che possa azzerare le distanze mentre lei viene cinta dall'abbraccio di un uomo anziano che nei tratti somatici le assomiglia: forse il padre, rimasto in pudica distanza ma scattato nel momento del bisogno. A questo punto spero anch'io che il treno parta che mi sta prendendo male che neanche quando morì Andrè in Lady Oscar.
Ed eccolo il sibilo del mostro di acciaio che sgancia gli ormeggi e mette fine alla tragedia. Giurerei, ma non so se davvero, d'averla vista correre divincolandosi dalla presa paterna (?) in un vano ed impari inseguimento al mezzo rotabile.
Mi interrogo su quali radici si basi un siffatto, melodrammatico sentire, se la naturale dinamica di un amore vero o la decisiva e ineluttabile presa di coscienza della fine nello stesso istante in cui si capisce che non c'è nulla più da fare?
Nel pieno di siffatti, abominevoli quesiti senza risposta, il tipo seduto davanti a me, si porta il cellulare all'orecchio. Due secondi, poi (sussurrato con mano sull'apparecchio a limitare la propagazione acustica):
"Si sono partito...si c'erano anche i suoi...si lo so che glielo devo dire...va bene si,....alle nove e mezza...macchè centrale, Rogoredo quante volte te lo devo dire...si d'accordo...anche qui (ndt: il caldo???)...non vedo l'ora...anch'io..."
Ps: il finale scontato non m'è mai piaciuto.
Ps2: la fantasia comincia dove la realtà finisce (o viceversa) : a voi la scelta.
Ps3: vi voglio bene.
Ps4: 299€ da Mediaworld (si lo questa è pessima...)

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