Napoli
spedito da: Andrea
Data: martedì, 26 maggio 2020 - ore 22:36
Napoli, morde piano ma affonda i denti. Nelle notti di maggio, quando l'aria è come una crema e si muove soffice e delicata. Nelle corse sul lungomare, con le t-shirt che se andavano col vento e le luci tremolanti delle scogliere lontane "appicciavano" i desideri e le speranze. Non ci curavamo di noi stessi, non avevamo niente ma al tempo stesso eravamo ricchi, in modo indecente, pieni da scoppiare di gioia e stupida speranza, ignari del domani, piccoli giganti. Scappavamo per i vicoli in mezzo alla gente, gli odori delle cucine aperte, le risa e le grida, i nostri abiti anonimi, senza pretese perchè vivevamo di sentimenti, nient'altro. La spola tra Fuorigrotta e Mezzocannone: volavamo, letteralmente, sospinti da una forza che nessuna fisica avrebbe mai potuto indagare. Ballavo, sopra Posillipo, su un parquet che non avrei mai più rivisto, che odorava di libri antichi e friccicanti sogni, mentre Concato cantava di amori che non avrei mai conosciuto sperando che piovesse. Ma chissenefregava, in fondo.
Morde Napoli, chiama a sè, forse si commuove anche pensandoci, avvertendo l'assenza mentre ci siamo sparsi per il mondo senza però che nessun luogo potesse mai pensare anche solo di assomigliarle.
E noi non capivamo, arroganti bastardi e senza lungimiranza.
Napoli, come mordi oggi, in queste sere fetenti.
Napoli, che storia. Per sempre.
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