Con la faccia contro la pioggia (parte IV).
spedito da: Andrea
Data: venerdì, 23 aprile 2010 - ore 15:4
Sono insoddisfatto. Convivo con un perenne senso d'insoddisfazione mai placato. Certo non m'aiuto con le letture che faccio, certo non mi aiuta il carattere che ho però ci devo convivere perchè, ad oggi, non è che i tentativi di moderare questa vena corrosiva abbiano dato risultati degni di nota. Diciamo pure che sono stati veri e propri fallimenti. Almeno fino ad oggi. Non che non c'abbia messo volontà (non abbastanza direbbe qualcuno - più che altro qualcuna) però è il risultato che conta e questo dice che sono a zero. Al punto di partenza. C'è un però. Riguarda la capacità di andare a picconare il fondo di se stessi. Il fatto di non riuscire a concludere a dovere una relazione o anche solo un approccio sociale questo non credo c'entri molto; qui si parla di se stessi, in questo caso del sottoscritto, i propri limiti prima ancora di quelli che vogliono farti superare gli altri. E sono stato per un po' di tempo alla ricerca di un entusiasmo che proprio non ne voleva sapere di venir fuori; ed ho cercato dappertutto per trovarlo, ho perfino zittito quell'insoddisfazione di cui sopra. Ma è durato poco. Troppo comunque per non capire ed intuire che il luogo dove cercare era sotto quel fondo da grattare. Sotto una patina stratificata e dura che aveva coperto le cose che avevano avuto un senso compiuto nella mia esistenza. E' stato sufficiente andare leggermente sotto quella scorza e il fiume è straripato. C'ho rimesso un sentimento è vero ma, non me ne voglia chi lo portava in dote, io sono fatto così e sebbene storto, il mondo, almeno da questo punto di vista, mi prende così come sono. Altrimenti, se c'è qualcuno che arbitra, dovrebbe togliermi dal gioco. Ma poichè sono ancora qui, vuol dire che c'è ancora da fare ed io voglio fare. Ne ho una voglia matta. Ok d'accordo, il fiato si spezza prima del solito, la gamba si scioglie più in là del previsto, il cuore deve darci dentro se vuole tenere il sangue dove serve, però la mente è intatta, tutto è dove l'avevo lasciato quattro anni fa. Diciamo pure cinque. Sono solo andato a vedere se era tutto lì e, santo iddio, c'era tutto. Non ho fatto altro che prendere laddove sapevo esserci. Proprio sotto il mio naso, mentre io guardavo altrove. Sono un egoista per certi versi, non posso negarlo, così come sono incapace di amare nel senso vero del termine; tutto giusto, ma c'è un sentimento superiore, un rispetto che trascende anche gli esseri umani, ed è la madre terra, il regno incotrastato della natura. Lei, il vero campo sul quale misurarsi. E' lì che mi interessa spendere le mie prossime energie. Per i rapporti umani il tempo c'è e ci sarà sempre (probabilmente per fallire ancora suppongo...), stavolta però si tratta di fare qualcosa di leggermente più serio del solito e la concentrazione deve regnare sovrana. E sono un tantinello al di sopra di quella insoddisfazione con cui ho aperto questo pezzo; perchè essa è fonte e fine contemporaneamente della mia idea. Del viaggio che sarà, delle forze contro le quali andrò a misurarmi. Io, non più ragazzino incosciente ma ragazzino stupefatto dal passare del tempo, della sua eredità, del suo entusiasmo.
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