Message in a bottle (ma i Police non c'entrano).
spedito da: Andrea
Data: domenica, 6 novembre 2011 - ore 23:51
In serate come queste, complici situazioni private e pubbliche di grosso disagio, si fa un po' fatica a tenere la rotta come si fa di solito. Piove ininterrottamente da giorni e molte parti del paese sono letteralmente sotto assedio dalla natura che sta sentenziando contro l'arroganza umana e la sua prevaricazione. Io, dalla mia parte, scosto le tende e vedo un orizzonte umido che comunque non m'appartiene, una terra nella quale sono arrivato chiedendo permesso e facendomi ospite in luoghi che non m'hanno visto crescere. Si deve fare attenzione, in serate come queste, a prendere la tazza della bevanda calda che ci si aspetti renda il sonno più profondo di quanto non sia, dal giusto lato; devi concentrarti a sollevarla prima di abbracciarne con le labbra il bordo, perchè se stai dietro ai pensieri e provi a bere, certo che ti bruci la bocca senza dubbio. Sospiro cercando una dignità che sento lesa perfino a vedermi in una foto con un bimbo perchè mi sento come un ladro, a godere di un'innocenza come quella che ti porta la compagnia di un bimbo che altri hanno generato con sofferenza e sacrifici, mentre io ne prendo solo il buono: e cioè le risate e le feste e gli affetti per avergli dato da mangiare del latte da un biberon. Io, che faccio avvizzire anche le piante più belle in nome di chissà quale assurda dimensione sentimentale, io che non vedo alle volte un futuro condiviso anche quando questo bussa alla mia porta. Per questo guardo fuori e cerco di sondare il ritmo delle intemperie; come si piegano le cime degli alberi, come si corrugano le pozze d'acqua e come sbattono le persiane nei cassoni. Ma sento solo una gran frustrazione malata dalla mancanza di un affetto che ho lasciato per tentare di andare oltre, come al solito, mentre quell'oltre assomiglia sempre di più ad una linea immaginaria che resta tale proprio per non farsi attraversare. Ho riletto un pezzo della Simona Vinci sulla solitudine che mi ha stritolato il cuore, riletto fino all'incredula perfezione del verbo un passaggio di Shane Stevens che dovrebbe scrivere thriller e invece indaga la natura umana e ti fotografa senza che tu gli abbia chiesto il permesso. C'è una donna con la quale non posso più comunicare perchè "così va il mondo" ed è "così che deve andare" ed è per questo che posso solo scrivere tra queste righe; quella donna è là fuori che guarda altre intemperie, ben più grevi delle mie, alla quale vorrei dire che il silenzio non significa assenza nè oblio; che il silenzio alle volte è fatto con l'urlo del vento, che i luoghi restano sacri nella memoria e nulla viene buttato via nè barattato per un facile sollievo. A quella donna vorrei dire che i pomeriggi sono freddi come il marmo di una cattedrale e che niente sembra avere più colore o dolcezza; che l'aver ritrovato il tempo per "fare altro" non significa necessariamente la salvezza, ben che mai la libertà, meno ancora il frutto di una precisa volontà chiara e ristoratrice. L'umanità si è sempre retta sull'andare altalenante di ragione e sentimento e, che prevalga alle volte l'uno o l'altra, il risultato è un comportamento medio che trascende da percorsi puramente logici o da afflati altrettanto impulsivi. Vorrei dire a quella donna, che l'eco di un dolore e l'umido del pianto sono condanne di una giuria che fa il suo mestiere nelle umane vicende. Ma che non c'è un ordine insovvertibile se davvero ci si crede, che le solitudini non bastano a farsi innamorare nè le compagnie a dare forza e salvezza. Che per alcuni, la dannazione e la consapevolezza della propria natura non dovrebbe mai incontrarsi con chi ha il cuore puro, perchè la generosità e il darsi e la dolcezza, spesso non albergano in chi sogna la strada e percorsi dove perdersi senza la certezza di ritrovarsi. Vorrei dire a quella donna che io non dimentico, perchè non ha senso e non perchè non abbia a salvarmi nè redimermi; l'oblio non è mai stato scappatoia dai propri demoni, ma solo un tentativo perdente di aggirare i propri sentimenti e darsi prova di una forza che non tira fuori dai guai. Tutto ha un senso, niente trascina con sè l'annullamento della memoria. Sperimentare l'irreversibile dovrebbe avere a che fare solo con la morte, non con esseri umani ancora vivi che lottano per una vita migliore. E' davvero una serata difficile, con tutta la tazza in mano. Speriamo di rivedere le stelle al più presto. La pioggia e le nuvole hanno davvero stancato.
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